CALTANISSETTA. Potrebbe non essere più riedificato in via Redentore il palazzo demolito quattro anni fa perchè pericolante. Lo Iacp che si è impegnato a costruirlo grazie ad una convenzione con il Comune starebbe cercando altre aree in città, meno insicure di quella di via Redentore, dove far sorgere lo stabile da destinare alle famiglie che lo abitavano fino al 2009. Costruire dove già si è costruito presenterebbe qualche situazione di rischio ed è per questo motivo che si stanno cercando soluzioni alternative. «Il sito non è eccezionale» si è limitato ad affermare il direttore generale Calogero Punturo. Il progetto per la ricostruzione è già pronto e questa comunque è una buona notizia per le otto famiglie che vi abitavano fino al 2009 quando il palazzo venne fatto sfollare dalle autorità comunali per le profonde lesioni riscontrate in un pilastro. Lo Iacp ha completato il progetto esecutivo in procinto di essere portato all'esame dell'ufficio tecnico per l'approvazione. Il lavoro potrebbe andare in appalto entro l'autunno e comunque entro l'anno. Il costo presunto per la ricostruzione del nuovo stabile è stato stimato in due milioni di euro o poco meno. Il palazzo avrà le stesse cubature di quello preesistente, cinque piani in elevazione e due seminterrati prospicienti via Redentore. In tutto otto appartamentini da 45 metri quadrati ciascuno (ingresso da via Guardavascio) da destinare a quelli che vi abitavano. Vecchi proprietari che diventeranno però locatari ed avranno la precedenza in una graduatoria che il Comune dovrà necessariamente appprontare prima di procedere all'assegnazione. Nel primo livello seminterrato saranno creati un magazzino e altri locali tecnici; nel secondo livello (pure seminterrato) due locali da trenta metri quadrati da adibire ad uffici che resteranno a disposizione dello Iacp; nel terzo livello (che corrisponderà al al primo di via Guardavascio) due mini alloggi gestiti dal Comune per situazioni di emergenza. Pigioni a prezzi politici per gente che ha perduto tutto in una sera. L'odissea di otto famiglie (ventidue persone) è iniziata l'11 marzo 2009 (due mesi la tragedia di via Gori con due operai seppelliti da una frana) quando un artigiano, titolare di una officina meccanica al pianoterra dello stabile aveva notato qualche crepa in un pilastro. Il successivo sopralluogo fece emergere però una realtà ben più grave: il pilastro presentava lesioni profonde da consigliare nell'immediatezza lo sgombero dei residenti. Molti furono dirottati negli alberghi cittadini, altri trovarono riparo in casa di congiunti. Da quel maledetto 11 marzo per questi nuclei familiari è iniziata una vera e propria odissea che potrebbe concludersi fra un anno e mezzo o forse due, ovvero i tempi occorrenti per la ricostruzione dell'edificio. Lo sgombero, ai tempi, provocò la lunghissima chiusura al transito veicolare di via Redentore e inevitabili proteste per residenti e commercianti della popolosa zona. Il palazzo fu raso al suolo nell'estate del 2010, operazione costata quasi duecentomila euro. L'area fu successivamente ceduta dai proprietari al Comune che ha stipulato la convenzione con lo Iacp impegnatosi a riedifificare il fabbricato nella stessa area e con le medisime cubature anche se adesso si stanno cercando altre soluzioni. I vecchi proprietari, nel frattempo, hanno lasciato gli albergi e vivono in alloggi presi in affitto a prezzi di mercato.