GELA. 145 metalmeccanici delle imprese Tucam e Smim minacciano di tornare a organizzare i «blocchi» delle strade di accesso alla Raffineria. Ieri hanno promosso un sit-in in municipio per incontrare il sindaco Angelo Fasulo. Era presente solo Orazio Gauci, segretario provinciale Fiom-Cgil. Il primo cittadino oggi dovrà dare loro delle risposte concrete sull’accordo sancito in prefettura e non ancora rispettato. Novanta di loro sarebbero dovuti essere assunti il mese scorso. Il resto entro il 15 giugno scorso. Eppure quell’accordo era stato sancito alla presenza dei sindacati e dei vertici delle imprese Ergo Meccanica e Sicilsaldo che si sono aggiudicate il contratto quadro di manutenzione degli impianti della fabbrica del colosso energetico Eni. Impianti che continuano a rimanere inattivi, con le due linee produttive ancora ferme e il greggio estratto in città raffinato altrove, nonostante il parere favorevole espresso dalla commissione di riesame del rilascio dell’autorizzazione ministeriale Aia.
I componenti della commissione hanno accettato la proposta avanzata dai vertici Eni, decidendo di fissare i limiti di immissione degli agenti inquinanti in atmosfera facendo un calcolo ponderale tra l’attività di produzione di energia e quella di raffinazione. Stamattina i metalmeccanici potrebbero tornare a bloccare gli accessi alla Raffineria, mentre sotto le ciminiere della fabbrica i chimici si riuniranno nella saletta sindacale. Venerdì saranno le cooperative aderenti a Legacoop che operano nell’indotto della Raffineria a riunirsi. «Faremo il punto sullo stato di salute delle cooperative dell’indotto storico e in preparazione dell’iniziativa di fine luglio per il rilancio della cooperazione – spiegano Leonardo Li Causi, presidente Legacoop, e Giovani Salsetta, componente nazionale Legacoop - del lavoro e dello sviluppo nel territorio gelese. In particolare vogliamo avanzare alcune proposte legate alle politiche di rilancio del gruppo Eni in città e in Sicilia, a partire dalle buone pratiche che ogni soggetto pubblico e privato deve mettere in atto per favorire il rilancio dell’unico grande gruppo industriale attualmente rimasto nell’isola». Sulla vicenda è intervenuto anche Lucio Greco, presidente dell’associazione Cittadini per la giustizia.
«Un altro pezzo di economia di Gela vacilla – accusa Greco - e con essa il futuro di tante famiglie. Le proteste dei lavoratori dell’indotto e la situazione precaria di quelle a basso reddito che da domani (oggi, ndr) non potranno sopravvivere inducono a chiederci se il sindaco è davvero convinto che la popolarità sia legata a qualche contributo e non al suo impegno per garantire il lavoro per i cittadini. L’amministrazione comunale mette a nudo per l’ennesima volta l’indifferenza rispetto a problemi primari quale quello dei lavoratori dell’indotto industriale Smim e Tucam che avrebbero dovuto confluire alla Ergo Meccanica e Sicilsaldo ma attendono ancora invano dopo le rassicurazioni avanzate dalle aziende alla presenza del prefetto».
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