SAN CATALDO. Le 28 lavoratrici della mensa scolastica sono senza stipendio da tre mesi e hanno di fronte a loro un’estate incerta. Entro giorno 30 scade il primo anno di affidamento del servizio mensa alla «Glicine» di Termini Imerese ed ancora le operatrici non hanno percepito gli stipendi di marzo aprile e maggio. Un fatto che preoccupa molto il segretario della Fisascat-Cisl, Angelo Gallo, il quale ha inviato ai vertici della ditta una richiesta di incontro urgente per capire quando le lavoratrici percepiranno i salari arretrati e cosa intende fare il consorzio per evitare che durante l'estate le operatrici restino senza un euro visto che, al contrario degli anni passati, non potranno essere licenziate e quindi non possono accedere all'indennità di disoccupazione. Una vicenda molto delicata che vede le operatrici senza risorse economiche, sommerse dai debiti, impossibilitate anche a pagare le bollette.
«Ho contattato diverse volte i vertici della ditta che si è aggiudicata l'appalto della mensa per due anni di seguito - dice Gallo - mi hanno risposto che il Comune avrebbe problemi di liquidità e non ha versato i bonifici per i tre mesi di stipendio che ancora le lavoratrici devono percepire. Al momento a causa della congiuntura economica negativa le banche non effettuano credito, e la ditta sarebbe impossibilitata ad anticipare gli emolumenti maturati dalle operatrici della mensa. Ricordo ai signori della "Glicine" che un buon imprenditore deve prevedere questo tipo di problemi per dare modo a queste donne di poter fare fronte alle esigenze delle loro famiglie. Non si può scaricare sulle lavoratrici la carenza di danaro da parte dell'Ente o della ditta - prosegue il sindacalista - sono donne che per tre mesi si sono recate al lavoro per dar da mangiare a più di seicento alunni, senza percepire un euro. È necessario intervenire per dare loro serenità erogando gli stipendi che hanno maturato - conclude Gallo - noi cercheremo di sollecitare gli uffici comunali ed i vertici della "Glicine", non troviamo giusto il trattamento che queste lavoratrici sono costrette a subire».