NISCEMI. Abbeveratoi storici comunali ridotti, per l’incuria alla quale sono stati abbandonati, a ricettacolo di spazzatura, spesso anche coperti in parte da canneti ed erbacce che vi crescono rigogliosi nei pressi. Lo stato pietoso di queste preziose fonti d’acqua - disseminate nel territorio comunale, che in passato servivano per dissetare il bestiame da lavoro e da allevamento – è stato constatato nei giorni scorsi dal “cittadino qualunque” Giuseppe Maida nel corso della sua “marcia lungo le vie dell’acqua sprecata”, per testimoniare che la città, una delle più assetate della provincia nissena, galleggia sull’acqua che si perde in mille rigagnoli. Una marcia lunga 23 chilometri, durante la quale Maida è stato accompagnato da una cinquantina di cittadini e dai volontari dell’associazione Prociv-Anpas che spontaneamente si sono uniti a sostegno della sua protesta. Ora, il battagliero cittadino qualunque torna alla carica con un’altra iniziativa clamorosa, per salvare dal completo declino questi storici abbeveratoi. E lo fa, presentando al sindaco Francesco La Rosa una istanza, in cui dichiara che “lo scrivente, conosciuto per tante iniziative in favore della comunità niscemese, intende rendersi disponibile gratuitamente, assieme ad altri cittadini e ditte locali, a ripristinare lo stato dei luoghi”. Nella sua richiesta, Maida fa un elenco degli abbeveratoi che hanno bisogno urgente di una manutenzione straordinaria. «In particolare – spiega il cittadino qualunque – quelli che hanno bisogno di un intervento improcrastinabile sono gli abbeveratoi di contrada Cutugno, di contrada Sante Croci e di contrada Ulmo, lasciati in uno stato di lungo abbandono, nei pressi dei quali crescono erbacce e canneti a dismisura». «Gli abbeveratoi di Canale, Marinnuzza e Apa - sottolinea Maida – hanno invece bisogno di un intervento del personale dell’Ato Ambiente, in quanto sono diventati ricettacolo di spazzatura». Questi abbeveratoi, che una volta i nostri agricoltori tenevano sempre puliti, ora si presentano con acqua limacciosa e sporca. Molti di essi hanno anche un valore “storico”, perché testimoni dell’antica civiltà contadina che ora rischia di rimanere solo un ricordo da custodire nei musei.