CALTANISSETTA. Scacco ai beni del «re delle slot machine» Matteo Allegro. Ma non soltanto. La confisca, non definitiva, disposta dal tribunale colpisce averi di altri familiari: padre, madre, fratello, cognata e il suo braccio destro. Un ”tesoro” che la procura ha stimato in sette milioni di euro tra società, beni mobili ed immobili. E, in più, 3 anni di sorveglianza speciale - a fronte dei cinque chiesti dall’accusa - sono stati inflitti allo stesso Allegro junior, al padre ed a Marco Angotti.
Il tribunale misure di prevenzione (presieduto da Antonio Balsamo) accogliendo le richieste del sostituto procuratore Giovanni Di Leo, ha sciolto la riserva decidendo per la confisca. Che va a colpire, oltre allo stesso Matteo Allegro, il padre, Salvatore Allegro (assistiti dall'avvocato Danilo Tipo), la moglie Francesca Vullo, il fratello Luigi e la moglie di questi, Stefania Ionescu, il suo stretto collaboratore Marco Angotti (assistito dall'avvocato Sergio Iacona) e la madre, Giusy Mosca (assistita dagli avvocati Salvatore Gallina Montana e Maria Luisa Musacchia).
Il Collegio giudicante ha ”blindato” i sigilli per tutti gli averi che erano entrati nel provvedimento di sequestro - scattato sulla scia dell’operazione di polizia «Le jeux sont faits» - eccezion fatta per un’auto di grossa cilindrata, una Bmw «X5», appartenente a Giusy Mosca (madre di Matteo Allegro), due conti correnti con un saldo attivo di 6 euro e ed un deposito a garanzia al «Credem». Tra i beni inizialmente sequestrati anche la «Bet Games 2000», la «Bet Games group» di via Paladini e Gramsci e la «Eurogames 2000» di via Santo Spirito, che temporaneamente il «Riesame» aveva restituito.
Nel procedimento di natura patrimoniale si sono susseguite le audizioni del collaborante Carmelo Barbieri «'u prifissuri», Pietro Riggio sentito nell'aula bunker Rebibbia di Roma, del gelese Crocifisso Smorta, Carlo Alberto Ferrauto, Francesco «Ercole» Iacona ed Agesilao Mirisola. Vi. F.