SERRADIFALCO. Prosciugati dal percolato i pozzetti delle due discariche comunali dismesse. Per mettere la parola fine all’allarme inquinamento scattato tre mesi fa in contrada Martino, si aspetta adesso l’intervento di messa in sicurezza del sito dell’Ato ambiente Cl1. Il caso fu sollevato da un allevatore, i cui terreni confinano con le tre ex discariche di rifiuti, che denunciò il trasbordo di liquami, che arrivavano addirittura nei torrenti che percorrono la campagna, che, a loro volta, sfociano nel fiume «Gallo d’oro». «Noi abbiamo fatto la nostra parte - afferma il sindaco Giuseppe Maria Dacquì -. «Non soltanto dai pozzetti dei due moduli comunali sono stati prelevati più di trentamila litri di percolato, tanto da riempire un’autocisterna, attingendo dai fondi comunali, dai quali sono stati complessivamente impegnati cinquemila euro, per pagare l'intervento, ma abbiamo anche versato la quota parte a carico del comune di Serradifalco, pari complessivamente a undicimila e cinquecento euro circa, per affrontare il prelievo del percolato dalla discarica dell'Ato e per la sua messa in sicurezza».
Quanto alle voci che vorrebbero che i liquami che si formano nei due moduli comunali s’infiltrano in quella consortile confinante, il primo cittadino afferma che ciò sarebbe «praticamente impossibile». E spiega il perché: «Tra le tre discariche, distanti fra loro sino a cento metri, è presente un’argilla talmente compatta, che i liquami percorrerebbero qualche centimetro ogni cento anni». Il sindaco Dacquì, quindi, nel confermare che la società d’ambito ha già sostenuto interventi di prelievo dei liquami dalla discarica, lamenta il mancato avvio dei lavori di messa in sicurezza del sito «per evitare problemi d’inquinamento ambientale». Che, informa, «consisteranno anche nel coprire tutta la superficie della discarica con teli impermeabili, per evitare infiltrazioni di acqua piovana». Dacquì, quindi, avverte che «l'ordinanza sindacale di messa in sicurezza della discarica consortile, emessa nel febbraio scorso a carico dell’Ato ambiente CL1, non sarà revocata, sin quando gli interventi non saranno completati». Perché i lavori siano avviati, però, occorre che anche tutti gli altri quattordici soci della società d’ambito versino la propria quota.