SAN CATALDO. Non avrebbero avuto le carte perfettamente in regola due imprenditori proprietari di una ditta operante nel settore del recupero e dello smaltimento di rifiuti speciali. Per i due, al termine di una lunga indagine dei carabinieri, è scattata la segnalazione all’autorità giudiziaria per reati di una certa gravità: concorso in attività di smaltimento di rifiuti provenienti da demolizioni murarie in assenza di condizioni per l’esercizio della stessa e omissione delle prescrizioni tecniche in riferimento ad un decreto legge di otto anni fa che obbliga gli operatori del settore a seguire percorsi ben definiti. Ieri i militari della compagnia, guidata dal capitano Domenico Dente, unitamente agli uomini della sezione Ambiente e Sanità della Procura, hanno effettuato una lunga perquisizione all’interno della ditta, operante tra i territori di San Cataldo e Serradifalco, sequestrando alla fine una imponente documentazione contabile e amministrativa che adesso passerà al vaglio degli amministratori. Nel corso del sopralluogo i Carabinieri avrebbero accertato che la ditta operava in «difformità se non addirittura in totale assenza sia di condizioni di sicurezza che di autorizzazioni, così come previsto dalle vigenti normative in materia di tutela ambientale».
Nello specifico all’interno, i militari avrebbero accertato la presenza di una quantità imponente di sfabbricidi (materiali provenienti da opere di demolizione o ristrutturazione di edifici) considerati rifiuti speciali per il cui smaltimento andrebbero seguiti itinerari ben precisi. Le perquisizioni e la notifica delle informazioni di garanzia sono le risultanze di una lunga e complessa indagine avviata tempo addietro e coordinata dalla Procura nissena. Perquisizioni e sequestri fanno il paio con altre operazioni sempre condotte dalla stessa sezione, in collaborazione con gli uomini dell’Arma che hanno portato recentemente alla scoperta – e alla successiva chiusura – di siti trasformati in discariche per il conferimento non autorizzato di rifiuti normali e speciali. Le ultimissime indagini hanno provocato la denuncia di sette persone all’autorità giudiziaria e al fermo amministrativo di numerosi mezzi, uno dei quali adesso rischia la confisca. Forse legate all’azione incisiva degli investigatori – ma è soltanto un’ipotesi – le minacce recentemente ricevute da un ispettore della Polizia Municipale, distaccato alla sezione ambiente della Procura, al quale hanno fatto recapitare in tempi diversi un bossolo e lettere minatorie.
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