SAN CATALDO. Le guardie ecozoofile dell’Oipa (Organizzazione internazionale protezione animali), coordinate dal presidente Fabio Calì, proseguono nella loro opera di monitoraggio del territorio, per cercare di prevenire il maltrattamento verso gli animali. Un lavoro intenso quello delle guardie giurate che durante gli ultimi mesi ha consentito loro di far microchippare circa duemila cani e denunciare circa 20 persone per maltrattamenti verso le povere bestiole. Durante i giorni scorsi le guardie giurate sono intervenute in diversi paesi della provincia, dove hanno trovato dei cani costretti in spazi angusti, altri vittime di maltrattamenti ed altri ancora non microchippati. Sono scattate subito le segnalazioni ai carabinieri ed alle autorità sanitarie ed i cani sono stati portati al rifugio della Lida sancataldese. Il rifugio è molto affollato ci sono circa 75 cani tra cuccioli ed adulti ma servono soldi per mantenerli in condizioni decorose. Occorrerebbero circa 20 mila euro per consentire ai volontari di acquistare il terreno dove sorge il casale che ospita i cani e realizzare dei box adeguati per dare il giusto spazio alle bestiole. Una cifra «stratosferica» se si considera che l’associazione non percepisce nessun finanziamento e si basa sulla generosità di qualche privato e soprattutto sulla buona volontà dei volontari.
«Vorremmo realizzare una struttura che possa accogliere i nostri ”amici a quattro zampe” in maniera degna - dice Calì - ma, dobbiamo fare i conti con l’assenza di finanziamenti ed il periodo di crisi che il nostro territorio sta attraversando. Vorremmo tanto essere aiutati per poter realizzare un vero e proprio ”paradiso dei cuccioli”. Capiamo che al momento il nostro è solo un sogno e chiediamo alle persone di aiutarci come possono, versando un contributo in danaro, regalandoci delle assi di legno, delle cucce in disuso, del mangime per cuccioli. Sono sicuro che se solo una parte di coloro che continuamente ci chiamano per il ritrovamento di randagi si impegnasse ad aiutarci in maniera attiva riusciremmo a ricoverare nel rifugio un numero enorme di randagi, tamponando l’emergenza che da troppo tempo affligge il nostro territorio».
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