CALTANISSETTA. Chi tace e chi si difende. Sono le differenti strategie difensive adottate ieri dai primi indagati, una decina, che si sono sottoposti ad interrogatorio con il gip Alessandra Giunta. Sono i primi di quel piccolo esercito di sospetti assenteisti - tra dipendenti dell'Ufficio tecnico, vigili urbani e impiegati civili del corpo di polizia municipale - finiti nel mirino di carabinieri e magistratura. Nei loro confronti sono stati ipotizzati i reati, a vario titolo, di truffa in concorso in danno della pubblica amministrazione e falsa attestazione della presenza in servizio commessa da pubblico dipendente. Una decina in tutto, ieri, i primi interrogatori effettuati al cospetto del gip.
S’è difeso strenuamente un funzionario dell’Ufficio tecnico (assistito dall’avvocato Walter Tesauro) responsabile di parecchi settori, tra i quali viabilità, agricoltura e impianti. Un lungo elenco di incarichi ricoperti, la premessa da cui è partito il funzionario per difendersi. Perché proprio in virtù della tantissime incombenze che ricadono su di lui - è stata la tesi a discolpa - spesso lavorerebbe molte più ore al giorno di quelle che sarebbe tenuto ad effettuare. «Il mio lavoro è all’esterno - ha spiegato ed a volte ho iniziato anche alle sei del mattino, oppure ho finito la sera». E poi, riferendosi al periodo di particolare contestazione che gli è stato mosso, ha ricordato che quello coincideva con i lavori in centro storico per la «Grande piazza» e, nella qualità di direttore di cantiere, tra esercenti, imprese e incombenze del Comune stesso, sarebbe stato interpellato a qualsiasi ora del giorno «anche ben oltre il normale orario di lavoro», ha aggiunto. E ha spiegato che «è chiamato a intervenire anche per sopralluoghi legati ad incidenti, nella veste di responsabile del contenzioso». Tra i tanti impegni che ricadrebbero su lui - è andato avanti - vi sarebbe pure «la verifica del livello del pozzo comunale di Pian del Lago». Quanto alla timbratura del cartellino ad inizio giornata di lavoro effettuata al mercato ortofrutticolo all’ingrosso, ha spiegato che «lì ha sede l’ufficio agricoltura del Comune e capitava di timbrare lì sulla base di una delibera». Altri due indagati, entrambi impiegati dell’Ufficio tecnico comunale (pure loro assistiti dall’avvocato Tesauro), hanno fatto scena muta decidendo di avvalersi della facoltà di non rispondere. Stessa strategia difensiva che è stata adottata da un altro impiegato del settore tecnico (assistito dagli avvocati Dino Milazzo e Cristian Morgana), da un suo collega (difeso dagli avvocati Maria Francesca Assennato ed Angela Marrocco) e da un altro collega ancora (difeso dall’avvocato Angelo Tornabene). Si sono difesi, giustificando le contestazioni a loro carico, una dipendente dell'ufficio tecnico e un ispettore di polizia municipale (entrambi assistiti dall’avvocato Maria Teresa Consaga). Come puntuali sono state le risposte fornite ieri al gip Giunta da altre tre dipendenti del Comune (assistite dagli avvocati Giuseppe Panepinto, Massimo Dell’Utri e Giovanna Giglio). Le tre donne, impiegate dell'ufficio Espropri, hanno chiarito la loro posizione spiegando con dovizia di particolari le loro ragioni. Riconoscendo, tra le righe, «dimenticanze sporadiche» ma che - riferendosi a mancate timbrature del cartellino magnetico - hanno giustificato adducendo motivi strettamente personali o di salute. Rimarcando pure che «per scadenze improrogabili tornavano in ufficio dopo pranzo, ed accaduto più volte, anche nei giorni in cui non era previsto il rientro pomeridiano». Questo il quadro emerso ieri dal primo giro di vite. Questa mattina altri indagati sono chiamati al cospetto del gip per l’interrogatorio di garanzia.