CALTANISSETTA. Condanne per gli ex vertici dell’Ato «Cl1». Le ha chieste ieri la procura a conclusione della requistoria al processo per quello che è stato ribattezzato lo scandalo dei rifiuti.
Un anno e otto mesi ciascuno è la pena proposta a carico dell’ex presidente, Giuseppe Cimino (difeso dagli avvocati Sergio Iacona e Sonia Costa), il suo vice Salvatore Parenti (assistito dagli avvocati Giuseppe Dacquì e Giuseppe Arnone) e un consigliere del «Cda», Antonino Baglio (difeso dall’avvocato Giuseppe Dacquì); mentre un anno e quattro mesi sono stati proposti per un altro componente il consiglio di amministrazione, Giuseppe Lupo (assistito dall’avvocato Massimiliano Bellini).
Il perché della differenziazione nelle proposte di pena è presto spiegato: ai primi tre sono contestati due capi d’imputazione perché riferiti ai bilanci societari degli anni 2006 e 2007, mentre Baglio è tirato in ballo per il solo strumento finanziario del 2007. Entrambi gli atti contabili dell’ex Ato, secondo la tesi accusatoria, sarebbero inficiati da irregolarità.
Così da indurre il pubblico ministero Cristina Lucchini a chiedere la condanna dei quattro imputati al tribunale presieduto da Antonio Napoli (a latere Marco Sabella e Marco Milazzo). A loro la procura ha contestato le ipotesi di false comunicazioni sociali e abuso di potere e perdipiù aggravate perché commessi da incaricati di pubblico servizio.
Alle richieste dell’accusa si è associata ieri la quasi totalità della parti civili attraverso conclusioni scritte che sono state depositate dagli avvocati Francesco Panepinto e Aristide Galliano per la stessa Ato CL1, dagli avvocati Renata Accardi, Gianluca Amico, Davide Schillaci, Massimo Dell’Utri ed Antonio Campione per i comuni di Caltanissetta, San Cataldo, Vallelunga, Santa Caterina, Bompensiere, Milena, Sommatino e Serradifalco. Presenterà le sue conclusioni alla prossima udienza l’avvocato Michele Costa che assiste la Provincia. Alla ripresa sono in programma le prime arringhe, in particolare degli avvocati Bellini ed Arnone (a giugno sono in calendario le altre), con lo stesso collegio difensivo che prima della chiusura dell’istruttoria ha rinunciato a quarantotto dei cinquantotto testi citati.
Sotto i riflettori della procura sono finiti i bilanci della società d’ambito riferiti a otto e sette anni fa. Secondo il teorema accusatorio quegli strumenti finanziari sarebbero macchiati da profonde anomalie. Più in dettaglio - secondo la magistratura - sarebbero stati alterati ribaltando sui Comuni debiti societari, che sarebbero stati ascritti negli strumenti finanziari dell’Ato come crediti vantati. A far emergere il caso è stata una sommossa popolare esplosa nell’estate del 2007 sulla base di cartelle ”salatissime” riferite alla tassa sulla spazzatura. Quel gran polverone ha fatto poi piombare la vicenda al centro di una inchiesta.
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