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Gela, dissequestrata area del petrolchimico Eni

GELA. Il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Gela, Lucia Lotti, ha disposto, questa sera, il dissequestro del tratto di tubazione dell'isola 7 Nord del petrolchimico dell'Eni, da cui, per una perdita di prodotto petrolifero, il 15 marzo scorso, si sviluppò un incendio di vaste proporzioni, prontamente domato dalle squadre della sicurezza aziendale.    L'incidente causò solo danni alle apparecchiature e una nube tossica che il vento trascinò verso il mare. Nessun ferito. La magistratura inquirente, però, avviò un'inchiesta che per «motivi probatori» (consentire gli accertamenti dei periti della procura) rese necessaria l'apposizione dei sigilli alla condotta incriminata e agli impianti ad essa collegata, cioè il Topping 1 e il Coking 1, ovvero la distillazione primaria del greggio. Praticamente fu fermata l'unica linea di produzione con cui stava marciando la raffineria di Gela. L'azienda pensò di far continuare a produrre gli impianti della distillazione secondaria facendo arrivare da fuori il semilavorato, ma dovette rinunciarvi perchè il maltempo per alcuni giorni impedì alle navi di ormeggiare nel pontile del porto-isola.   
«Dal momento del sequestro e fino ad oggi - dice la Procura in una sua nota - non si è mai interrotta l'attività sul luogo teatro dei fatti» sia per gli accertamenti giudiziari che per la riattivazione in sicurezza delle 14 linee danneggiate.   
«Si è proceduto così, in contraddittorio, con la massima tempestività - prosegue il comunicato della Procura - alla ricognizione di tutto il rack (il supporto metallico su cui corrono le tubazioni a 5 metri dal suolo, ndr), alla identificazione ed al taglio dei tratti danneggiati sui quali il sequestro viene mantenuto».
«I tratti tagliati sono già stati sostituiti e sono previsti interventi tecnico-operativi della raffineria per razionalizzare assetto e funzionalità del rack».

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