CALTANISSETTA. La «mano morta» gli costa una condanna a due anni. Perché il reato per cui è finito alla sbarra è particolarmente grave: violenza sessuale. La vittima è una operatrice del centro di accoglienza di Pian del Lago, mentre l’imputato è un giovane asiatico. È il trentunenne Imran Zeb, originario del Pakistan, che da tempo si sarebbe reso irreperibile. A lui, ieri, il tribunale presieduto da Antonio Napoli (a latere Marco Sabella e Valentina Balbo) ha inflitto la pena a 2 anni. Richieste a cui s’è associata anche la parte civile, ovvero la trentasettenne J.T.S. (assistita dall’avvocato Maria Francesca Assennato). E affermazione di colpevolezza è stata, così come sollecitato pure dal pubblico ministero Sofia Scapellato.
Il giovane (assistito dall’avvocato Angela Bertolino) è finito ala sbarra sull’onda di una denuncia presentata dalla donna. Che s’è rivolta alla magistratura quando la misura era ormai colma. Già, perché l’episodio che alla fine l'avrebbe indotta a denunciare sarebbe solo l’ultimo di una serie. Forse il più esplicito, eclatante e per colei che lo ha subito anche il più mortificante. Avvenuto, peraltro, davanti a tanti altri testimoni, tutti extracomunitari ospiti dello stesso centro, che però hanno affondato la testa nella sabbia. Facendo finta di non vedere e non sentire nulla. L'ARTICOLO COMPLETO NELL'EDIZIONE DI CALTANISSETTA DEL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA.