GELA. Lavoratori metalmeccanici fermi, oggi, a Gela, per uno sciopero di otto ore, proclamato da Cgil, Cisl e Uil in difesa dei posti di lavoro nell'indotto del petrolchimico dell'Eni. A rischio l'occupazione per quasi 150 dipendenti. Espletate le gare di appalto, che hanno modificato la geografia dell'indotto, le vecchie imprese licenziano mentre le nuove stentano a partire perchè restano bloccate le commesse di lavoro. La situazione di crisi è collegata al mancato avvio degli interventi di riorganizzazione produttiva e di rilancio della raffineria di Gela, che attende ancora dal governo centrale la modifica dei vincoli all'autorizzazione integrata ambientale (AIA) riguardanti i parametri di immissione degli elementi inquinanti in atmosfera dai camini dello stabilimento, ritenuti dall'azienda eccessivamente penalizzanti. Da mesi, restano perciò bloccati investimenti per 700 milioni di euro. Non si pronuncia ancora nemmeno il Tar Sicilia al quale l'Eni si è rivolto per ottenere il riconoscimento dei valori degli inquinanti secondo una più accettabile media ponderata. In segno di solidarietà con le maestranze in lotta, stamani si sono fermati per due ore anche molti lavoratori delle altre categorie dell'industria operanti nel petrolchimico. Per l'intera mattinata, gli operai hanno presidiato i cancelli della fabbrica, con bandiere e striscioni, chiedendo al prefetto di Caltanissetta l'apertura immediata di un tavolo di trattative con sindacati, imprese e direzione della raffineria.