CALTANISSETTA. È stato chiamato alla sbarra perché accusato di avere preso di mira un negoziante. Avrebbe tentato di rapinarlo lo avrebbe malmenato e, appesantendo un po’ la sua posizione, avrebbe bevuto in un locale senza pagare. Inizialmente era stato pure accusato di avere pure minacciato i poliziotti nel momento in cui lo stavano arrestando.
Queste le accuse mosse dalla procura a carico del quarantanovenne Salvatore Antonucci (difeso dagli avvocati Michele Micalizzi e Francesco Augello) ieri chiamato in aula, al cospetto del giudice Marco Sabella, per un ventaglio d’imputazioni: tentata rapina, lesioni e violenza privata. Le prime due ipotesi di reato si sarebbero consumate ai danni dell’esercente S.C., la violenza privata, invece, a carico di un barista perché il disoccupato avrebbe bevuto birra rifiutandosi poi di pagare.
E ieri, al cospetto del giudice, hanno deposto come primi testi proprio il titolare del locale e la parte lesa, il negoziante quarantaseienne che non s’è costituito parte civile.
«Ebbi l’impressione che si trattava più di una spedizione punitiva, la rapina mi è come sembrato il pretesto perché mi chiamava ”pentito”...», ha asserito ieri l’esercente. Già, perché lo stesso era socio di un collaboratore di giustizia che con le sue rivelazioni ha fatto luce su inchieste di estorsione e droga, e per questa ragione l’imputato avrebbe tacciato pure lui, l’aggredito, come ”pentito”. Anche se Antonucci non avrebbe avuto motivi di rancore contro il collaborante, ex socio della parte lesa, perché lo stesso accusato non ha mai avuto problemi di mafia o droga con la giustizia. Questo è stato il passaggio chiave della sua audizione. Poi è stato sentito pure il titolare del bar dove i due, accusatore e imputato, si sarebbero ritrovati.
I fatti che da ieri sono al centro del dibattimento risalgono al dicembre di due anni fa. Quando è pure scattato l’arresto del disoccupato. È sull’onda della denuncia presentata dalla vittima delle presunte richieste di soldi che ha preso le mosse l’operazione e l’indagine.
Una sera - secondo il racconto della vittima - mentre Antonucci era insieme ad altri amici, lo avrebbe incontrato dentro un bar e lì lo avrebbe prima minacciato e poi, costringendolo ad uscire fuori dal locale, lo avrebbe colpito con una violentissima testata al volto. Sullo sfondo presunte richieste di denaro, da parte dello stesso disoccupato, che lo stesso negoziante in precedenza avrebbe ignorato. Questo quanto era stato allora denunciato.
Fin qui l’accusa. Perché Antonucci s’è subito difeso asserendo che l’altro, entrando al bar, aveva preso a calci il suo cane. Da qui la sua reazione violenta. E nel fornire questa spiegazione ha negato, già al momento dell’udienza di convalida, di avere preteso soldi dall’altro o di avere tentato di rapinarlo.
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