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Lo scandalo del Pian del Lago Quattro imputati oggi in aula

I quattro sono finiti a giudizio per rispondere, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla truffa allo Stato, falso, appropriazione indebita e falso ideologico

CALTANISSETTA. In quattro sono stati chiamati sul banco degli imputati per il presunto scandalo del centro di accoglienza di Pian del Lago, dove vengono ospitati gli immigrati giunti clandestinamente. Sotto accusa vi sono i vertici della cooperativa «Albatros 1973» che aveva in gestione lo stesso campo profughi, mentre i nomi di due medici, che erano stati inseriti nelle indagini, sono definitivamente usciti dal dossier. Al cospetto del tribunale sono oggi chiamati il presidente della cooperativa che ha curato la conduzione del centro di accoglienza, Vincenza Vicino (difeso dall'avvocato Giuseppe Ferraro), il direttore della stessa società, Linfranco Carmelo La Paglia (difeso dagli avvocati Antonio Impellizzeri e Giuseppe Ferraro), il suo vice Maria Pia Arcarisi (difesa dagli avvocati Antonio Impellizzeri e Rosita La Martina) e la dipendente Rosetta Lo Maglio (difesa dall'avvocato Giuseppe Dacquì). Tutti e quattro finiti al centro dell medesimo calderone processuale che li vede tirati in ballo, a vario titolo, per associazione a delinquere finalizzata alla truffa allo Stato, falso, appropriazione indebita e falso ideologico. Accuse che per ciascuno dei quattro passano per un distinguo di posizioni. All’allora direttore La Paglia è contestato l'intero pacchetto d’imputazioni. L’ex presidente Vicino è chiamato a rispondere del reato associativo finalizzato alle truffe allo Stato, appropriazione indebita e truffe. Arcarisi di associazione a delinquere finalizzata alla truffa alle casse statali e truffa. Lo Maglio, infine, di false comunicazioni. Altre ipotesi accusatorie mosse nei loro confronti, sempre a vario titolo, non hanno invece retto al vaglio del giudice per le udienze preliminari. In Tribunale (presidente Antonio Napoli) approda lo spaccato che la procura - nello specifico i pubblici ministeri Giovanni Di Leo e Sofia Scapellato - hanno tracciato nello sviluppo dell'inchiesta che ha vissuto più contraccolpi. Perché ad indagini in corso l’accusa ha contestato agli allora funzionari nuove ipotesi di reato. Appesantendo, in qualche modo, l’originario quadro. E intanto la difesa, più in dettaglio l’avvocato Giuseppe Dacquì, ha chiesto il proscioglimento del suo assistito, ovvero Rosetta Lo Maglio, perché per la stessa contestazione - è la tesi difensiva - è stata già archiviata la posizione di due medici. L’inchiesta è incentrata su sospette irregolarità al "Cpt" tra maggio del 2007 e il dicembre dell’anno successivo.
Secondo l'accusa sarebbe stato alterato il numero di presenze all'interno del centro, così da incassare più fondi dalle casse pubbliche.

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