NISCEMI. Centinaia di ignari cittadini demolivano le proprie automobili presso un centro raccolta che ritenevano autorizzato ma che, in realtà, era privo dei requisiti previsti dalla legge: ora dovranno pagare sanzioni amministrative salate.
Protagonista della vicenda è il centro demolizioni di Salvatore Militello di contrada Barcazzo. La ditta da diversi anni svolgeva l’attività di autodemolizione dei veicoli fuori uso e godeva in città di una certa notorietà. Peccato che, con ordinanza della Regione Sicilia del luglio 2004, al titolare dell’impresa fossero state revocate le autorizzazioni allo smaltimento dei rifiuti speciali. L’ordinanza vietava infatti alla ditta di ricevere e demolire i veicoli fuori uso, non permettendo dunque la loro cancellazione dal Pra. Ciononostante diversi proprietari di automobili fuori uso, centinaia secondo la Polizia Stradale di Gela, continuarono a depositare le loro vetture destinate allo sfascio, fino al 2009 quando, su iniziativa della stessa Polizia Stradale, l’area fu posta sotto sequestro proprio per la mancanza delle autorizzazioni ambientali.
Il metodo utilizzato dal proprietario della ditta era semplice ma ingegnoso: agli utenti rilasciava un certificato di presa in carico del veicolo apparentemente regolare e contenente vari riferimenti alle autorizzazioni revocate ma privo di alcun valore legale. I proprietari delle automobili, facendo fede sul certificato ricevuto, rimanevano nella convinzione di aver correttamente demolito il mezzo.
Al momento del sequestro dell’area però la Polizia Stradale ha rinvenuto le targhe e i certificati di proprietà degli ignari utenti e, ritenendo che non potessero non sapere della mancanza di autorizzazioni del centro demolizioni, ha elevato sanzioni salate nei loro confronti per non aver depositato le automobili destinate alla demolizione in un centro autorizzato. A nulla sono valsi i reclami e i ricorsi nei confronti della Provincia Regionale di Caltanissetta, organo competente in materia di sanzioni amministrative. Proprio in questi giorni, 5 anni dopo il sequestro del fondo in uso alla ditta, è stato notificato agli automobilisti il rigetto del ricorso, con relativa ingiunzione di pagamento della sanzione di mille e 111,63 euro. Ai proprietari dei mezzi non rimane che appellarsi al giudice per provare la loro buona fede, facendo leva sul fatto che non è compito del cittadino verificare.