NISCEMI. «Quattro danneggiamenti in un mese e mezzo non possono essere considerati semplici furti di cavi elettrici. Sono precisi attacchi sferrati in maniera brutale alla città, che viene messa alla sete, e in particolare alla mia amministrazione». Lo afferma senza mezzi termini il sindaco Francesco La Rosa, nella conferenza stampa di ieri, denunciando pubblicamente il sabotaggio perpetrato da ignoti malviventi ai tre pozzi di contrada Mascione (in territorio di Granieri, frazione di Caltagirone) che alimentano, con l’erogazione di 20 litri al secondo di acqua potabile, per un terzo del suo fabbisogno il Comune di Niscemi. Il resto è assicurato dai pozzi di contrada Polo (8 l/s) e dalla diga Blufi (32 l/s).
«Il primo furto - ha riferito La Rosa - è avvenuto il 16 febbraio scorso, quando sono stati trafugati una porta in ferro, quattro quadri elettrici, diversi metri di cavi di rame e altro materiale». Il sindaco poi riferisce del secondo raid di due giorni dopo, con furto di altro materiale e danneggiamenti vari. Ma il sabotaggio più grave («perché di sabotaggio si tratta - ha precisato il sindaco») è avvenuto nelle incursioni del 29 e 30 marzo scorsi, compiute da «professionisti» che conoscevano bene il mestiere e come muoversi con la corrente dell’alta tensione.
In quell’occasione i danni arrecati all’impianto di sollevamento sono considerevoli: stimati in 100 mila euro, con l’asportazione di materiale che non si trova facilmente in commercio. Ieri, il sindaco ha chiesto al caporipartizione Pino Cincotta di eseguire un sopralluogo ai pozzi di Mascione. La relazione del tecnico comunale, corredata di una dettagliata documentazione fotografica, sarà inviata alla Procura della Repubblica di Gela e di Caltagirone e ai prefetti di Catania e Caltanissetta. La Rosa è convinto che si tratti di attentati contro la sua amministrazione, che ha deliberato di costituirsi parte civile contro tutti i processi di mafia, di estorsione e di usura.
«È un attentato mirato al Comune di Niscemi - dice -, altrimenti non si comprende come mai i pozzi di Caltagirone e di Acate che insistono nella stessa zona non sono stati toccati». A La Rosa è pervenuta la solidarietà delle associazioni di volontariato e del parroco don Giuseppe Cafà, che sono pronti a vigilare sui pozzi di Mascione in attesa che Caltaqua vi installi un impianto di videosorveglianza.