GELA. Un operaio dell'indotto dell'Eni, Antonio Vizzini, di 54 anni, dipendente dell'impresa Lorefice, è morto, stamani, in un incidente sul lavoro avvenuto poco dopo le 10 nell'area della centrale termoelettrica della raffineria di Gela.
Ancora da accertare l'esatta dinamica del sinistro. Pare che l'operaio sia stato investito e schiacciato da una gru in manovra, durante lavori di manutenzione ordinaria.
Stritolato dall'autogru in esercizio per una fatalità, forse per una sottovalutazione del pericolo oppure una sfortunata decisione di salire, non visto, sulla parte posteriore della cabina, per prendere delle 'brachè dall'armadietto rigido del mezzo nel momento sbagliato. Ci sarebbe una di queste ipotesi (o tutte insieme) all'origine dell'incidente sul lavoro, avvenuto, stamani, nel petrolchimico dell'Eni, nel quale ha perso la vita l'operaio dell'indotto, Antonio Vizzini.
Una prima ricostruzione della dinamica dell'infortunio è stata eseguita da polizia e carabinieri dopo aver sentito i numerosi testimoni che hanno assistito all'incidente, mentre lavoravano vicino alla caldaia n. 4 nell'ambito dell'appalto di manutenzione che il personale della ditta «Lorefice & Ponzio» stava eseguendo nella centrale termoelettrica della raffineria. Antonio Vizzini, convinto che sarebbe riuscito a prelevare delle 'brachè dal contenitore, prima che la gru si muovesse, è salito dietro la cabina, dando le spalle alla base del braccio che invece si è girato in manovra, schiacciandolo contro la parte fissa. Il manovratore della gru non si è accorto di niente. Lo hanno bloccato le grida e i segni degli altri operai che da terra cercavano di richiamare la sua attenzione.
In ospedale, Vizzini giungerà cadavere. Il decesso sarebbe avvenuto per schiacciamento della cassa toracica. Sarà l'autopsia, comunque, a stabilirlo. Lascia la moglie e due figlie: una di 31 anni, l'altra di 26, al quinto mese di gravidanza. Il sindaco, Angelo Fasulo, nell'esprimere alla famiglia il cordoglio dell'amministrazione comunale e quella dell'intera comunità, afferma che «non è retorica affermare che non è possibile morire di lavoro. "Pur non avendo ancora certezze sulla reale dinamica dell'accaduto è fuor di dubbio che occorre comunque maggiore controllo ed una più efficace attività ispettiva a tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori".
I sindacati, dopo l'ora di sciopero (dalle 16 alle 17) e il sit in organizzati oggi davanti al petrolchimico, chiedono al prefetto di Caltanissetta di aprire un tavolo di confronto su sicurezza e prevenzione degli infortuni nella raffineria di Gela.
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