GELA. Gli investimenti di 700 milioni di euro annunciati da Eni non sono a rischio e non hanno nulla a che vedere con la decisione di fermare la produzione della fabbrica del colosso energetico di contrada Piana del Signore. I vertici di Raffineria ieri hanno presentato alla procura un’istanza di dissequestro degli impianti interessati da un incendio. Il programma di riconversione alla produzione di gasoli di qualità potrebbe riprendere già ad aprile, periodo stimato per il rilascio dell’autorizzazione Aia da parte del ministero dell’Ambiente. Potrebbe risultare irrilevante, ai fini dell’investimento, anche il verdetto del Tar.
Lo stesso Tribunale amministrativo, chiamato in causa da un’associazione di consumatori a seguito della fuoriuscita di combustibile a mare e in un tratto del fiume Gela, ha imposto al Comune e all’Eni di consegnare i dati tecnici sull’incidente.
A fare chiarezza sul futuro della Raffineria di contrada Piana del Signore sono stati l’amministratore delegato Bernardo Casa e il presidente Claudio Zacchigna. I manager Eni, hanno voluto replicare anche alle preoccupazioni mosse dalle organizzazioni sindacali di categoria le quali avevano ipotizzato il rischio dell’avvio della cassa integrazione per gli operai del diretto e dell’indotto del petrolchimico e, soprattutto, il blocco dell’investimento milionario inserito nel piano industriale. «La decisione di fermare la Raffineria è di natura tecnica – spiegano gli ingegneri Casa e Zacchigna – voluta da tutti i vertici Eni. Si è resa necessaria per il protrarsi della indagine avviata dalla magistratura che avrà i suoi tempi e su cui noi riponiamo massima fiducia. Gli impianti hanno bisogno di essere alimentati e onde evitare che il protrarsi di questa situazione crei maggiori problemi rispetto ad una fermata d’emergenza, abbiamo programmato il blocco delle attività di produzione. Non appena avremo il dissequestro, e potremo ripristinare l’area, la produzione riprenderà regolarmente. Tecnicamente, saranno necessari ulteriori quindici giorni per il riavvio degli impianti». «Per ritardare la fermata – aggiunge l’amministratore delegato di RaGe, Bernardo Casa - avevamo previsto l’arrivo di prodotto da un’altra Raffineria che purtroppo non abbiamo potuto scaricare a causa delle condizioni meteo marine avverse. La nave di 15 mila tonnellate è ancora in rada in attesa di essere scaricata dagli impianti di desolforazione«. Secondo il management della raffineria, la programmazione dell’investimento è definita e attende solo il via libera da parte del ministero. «Questo episodio e il conseguente fermo della Raffineria non hanno nulla a che vedere con la questione relativa agli investimenti di 700 milioni di euro – precisano Casa e Zacchigna - Aspettiamo che si pronunci il ministero dell’Ambiente. Decisione prevista per i primi dieci giorni di aprile». Il mega investimento inizierà proprio con il rifacimento della centrale (Cte), il potenziamento del Claus e successivamente riprenderà con la richiesta di nuove autorizzazioni, indispensabili a completare la riconversione della storica fabbrica del cane a sei zampe.
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