CALTANISSETTA. È fotocopiando buoni del Comune che avrebbero ottenuto spesa a sbafo. Ma l'imbroglio, poi, è venuto a galla trascinandoli nei guai. E, adesso, ne sono usciti con una condanna sul groppone. Meno, molto meno, di quanto ha chiesto l’accusa, ma si sono ritrovati l’affermazione di colpevolezza sulle spalle.
Sono Giuseppe Giannone, Vincenzo Trubia e Raimondo Giannone che al cospetto del giudice Marco Sabella sono stati chiamati a rispondere di falsità materiale, contraffazione di sigillo e falso in atto pubblico. E ieri il giudice ha comminato loro sei mesi ciascuno, mentre il pubblico ministero Luana Polizzi ha proposto la condanna a un anno e due mesi oltre al pagamento di una multa di quattrocento euro. Di contro l’avvocato Dino Milazzo ne ha proposto l’assoluzione «perché il fatto non sussiste». La stessa difesa, infatti, ha sostenuto «che non v’è prova della contraffazione del sigillo comunale». Ma alla fine il giudice ha emesso un verdetto di colpevolezza, seppur con una pena più che dimezzata rispetto alle pretese della procura.
I tre sono finiti al centro di una maxi indagine delle fiamme gialle che, qualcosa come cinque anni addietro, ha trascinato al centro del registro delle notizie di reato una cinquantina, e anche più, d’indagati.
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