NISCEMI. Quasi cinque milioni di finanziamento per il recupero e il restauro dell’ex convento dei Frati Minori Francescani (vecchia sede dell’ospedale Basarocco), destinato a sede del museo civico cittadino, rischiano di andare perduti per l’immobilità della burocrazia comunale. L’allarme ancora una volta è lanciato da Ermanno Parisi, presidente del Lions club, e da Salvatore Ravalli, direttore del Museo della civiltà contadina, i quali sono stati i promotori del protocollo d’intesa, siglato con il Comune e la Soprintendenza ai Beni Culturali di Caltanissetta, che ha portato alla presentazione del progetto ammesso al cospicuo finanziamento. Parisi e Ravalli, “angustiati e allarmati per il silenzio dell’amministrazione comunale, che rasenta l’omertà”, seguito alla loro richiesta di conoscere tutto ciò che è stato fatto in merito alla presentazione alla Regione del progetto esecutivo dell’opera, tornano alla carica con una nota inviata al sindaco e al presidente del consiglio comunale. «Messa da parte l’amarezza – scrivono Parisi e Ravalli – gli scriventi denunciano la violazione degli accordi firmati col protocollo d’intesa e rappresentano che il persistere di tale situazione di inadempienza porterà necessariamente alla sua risoluzione e che la perdita del finanziamento comporterà conseguenze gravissime per la città. A Niscemi – concludono amaramente – nulla si crea, nulla si trasforma e tutto si distrugge!». Dal Comune nessuna risposta ai diversi solleciti è mai arrivata a Parisi e Ravalli. In via indiretta, il cronista è venuto a conoscenza di una comunicazione del Comune di Niscemi inviata alla Regione Siciliana il 9 gennaio scorso, per informarla che “la Soprintendenza di Caltanissetta, sentita per le vie brevi, ha manifestato la propria disponibilità a redigere il progetto esecutivo dell’opera”. La risposta dell’Assessorato regionale dei Beni Culturali è stata immediata: «È essenziale – avverte il dirigente generale – che gli elaborati, adeguati come sopra esposto da sottoporre ad approvazione di competenza, pervengano a questo Ufficio nei termini di 20 giorni dal ricevimento della presente». Ma a Ravalli e a Parisi non risulta che questa scadenza sia stata mai rispettata.