GELA. C’erano imprenditori, prestanomi e commercialisti compiacenti nel giro di fatture false, per sette milioni di euro, scoperto a Gela dalla Guardia di Finanza. Sono cinque le misure di custodia cautelare, eseguite dalla Guardia di Finanza nell’ambito di un’operazione coordinata dalla Procura di Gela e denominata “Stack of paper” (risma di carta), perché in una società sottoposte a verifica, i finanzieri hanno rinvenuto una vera e propria risma di fatture false. Fra gli indagati, tre sono finiti in carcere mentre altri due sono stati sottoposti agli arresti domiciliari. Altre nove persone, sono state invece denunciate. Le manette sono scattate per gli imprenditori Antonio Palena, Emanuele Ganci e Pietro Caruso, tutti di Gela. Arresti domiciliari invece per Lorenzo Li Calzi originario di Canicattì e per un commercialista gelese, Fabio Fasulo. Gli indagati rispondono, a vario titolo, di frode fiscale, e in particolare omesso versamento dell’Iva per 3 milioni, indebita compensazione di crediti per 2 milioni di euro, occultamento e distrazione di scritture contabili, creazioni di falsi verbali assembleari. I finanzieri del nucleo di polizia tributaria di Caltanissetta, hanno sottoposto ad accertamenti di natura tributaria 11 soggetti economici (tra società e ditte individuali) di Gela e di Niscemi, tutte operanti nel settore della realizzazione di strutture metalliche. Il meccanismo fraudolento si basava sulla emissione di fatture false da parte di numerose società cartiere, riconducibili direttamente ed indirettamente agli indagati, ed attestanti prestazioni di servizio o noleggi di attrezzature – in realtà inesistenti – a favore della società “Metal impianti srl” di Gela.