CALTANISSETTA. La squadra mobile di Caltanissetta ha eseguito sette ordini di custodia cautelare in carcere, emessi dal gip di Caltanissetta. Gli indagati, tra cui figurano esponenti di spicco della famiglia mafiosa di Cosa nostra nissena e dei mandamenti di Gela e di Vallelunga Pratameno, sono accusati di estorsione aggravata in relazione ad appalti aggiudicati a Caltanissetta e provincia dal 1999 al 2004, la maggior parte dei quali banditi dall'Asi nissena. L’organizzazione sgominata dalla Squadra Mobile di Caltanissetta e coordinata dalla Dda nissena, non solo imponeva il pizzo sugli appalti pubblici e privati, espletati da diversi enti nel nisseno fra il 1999 e il 2004, ma pilotava le stesse gare, mediante l’individuazione di ditte vicine a “Cosa nostra” o a persone compiacenti. In particolare, secondo le dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia sono state ricostruite le modalità attraverso cui venivano aggiudicati gli appalti banditi dall’Asi di Caltanissetta. Fra i destinatari di una misura cautelare, c’era anche un impiegato dell’Asi, il serradifalchese Dario Di Francesco, già arrestato nel 2003 nell’ambito dell’operazione “Bobcat – Itaca”, compare di Vincenzo Arnone, noto boss di Serradifalco. Gli inquirenti ritengono, che i sette indagati, abbiano gestito con metodi mafiosi, in collaborazione con altri affiliati – nel frattempo divenuti collaboratori di giustizia – diversi appalti della provincia di Caltanissetta. Oltre il pagamento del cosiddetto “pizzo”, che ammontava al 2 per cento dell’importo degli appalti aggiudicati, il clan imponeva, in regime di monopoli, anche la fornitura di mezzi e materiali.