GELA. Tre dirigenti del petrolchimico dell'Eni compariranno a giudizio, domani, in tribunale, per rispondere dell'accusa di violazione dell'art. 674 del codice penale che persegue il «getto di cose pericolose» comprese le «emissioni di polveri e di prodotti gassosi maleodoranti tali da causare fastidio, molestie olfattive e difficoltà respiratorie» tra i residenti di una vasta area a ridosso dello stabilimento, le cui denunce sono state raccolte dalla procura della Repubblica in un unico processo. Gli imputati sono l'amministratore delegato della «Raffineria di Gela Spa», Bernardo Casa, e due dirigenti aziendali, Alfredo Barbaro e Michele Viglianisi. Una dozzina di associazioni ambientaliste e di comitati locali, tra cui Legambiente, Lipu e Fiab, si costituiranno parte civile e, prima dell'inizio dell'udienza, allestiranno un gazebo davanti al palazzo di giustizia gelese «per invocare - scrivono in una loro nota - il rispetto da parte dell'Eni della carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, perchè i cittadini italiani che vivono all'ombra delle raffinerie possano essere tutelati e garantiti». Anche comune di Gela, provincia di Caltanissetta e Regione Sicilia hanno annunciato di volersi costituire parte.
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