SERRADIFALCO. Il capogruppo di "Generazione democratica" Graziano Cipollina rinuncia ai gettoni di presenza, per intero, dall'insediamento nel 2010 e sino alla fine della consiliatura comunale, e rivolge una velata critica a chi, invece, non avrebbe mai rinunciato esplicitamente all'indennità di carica. Il portavoce del principale azionista della maggioranza, infatti, lega innanzitutto la sua decisione "alle osservazioni dei revisori dei conti del Comune". L'organo di controllo, infatti, aveva già raccomandato l'adozione di "misure correttive di minore spesa, quale la regolarizzazione formale di ogni eventuale posizione di rinuncia all'indennità, spesso enunciata solo a voce ma non in ossequio alle forme previste dalla legge".
La "rinuncia formale ai gettoni di presenza per l'intero mandato" segue poi la presa d'atto di Cipollina "dell'insufficienza delle somme apposte in bilancio". ”E comunque, per tenere fede — aggiunge il capogruppo di Generazione democratica — all'impegno pubblicamente preso in campagna elettorale e in successive occasioni". È da tutto ciò che deriva la decisione di Cipollina di affermare "formalmente la volontà di rinunciare a titolo personale alle spettanze", che il capogruppo di "Generazione democratica" avrebbe dovuto percepire sotto forma di gettoni di presenza per la partecipazione alle sedute del consiglio comunale e della commissione consiliare di cui fa parte. Per ognuna delle quali ai partecipanti spettano 20,60 euro. Cipollina, quindi, precisa che la sua rinuncia "è da intendersi integrale e per l'intero mandato e, dunque, a partire dal 2010", anno in cui, il primo giugno, era stato eletto consigliere comunale, e "fino alla naturale scadenza" della sindacatura. Che, a meno di sempre possibili sorprese, è fissata per la primavera del prossimo anno.
Prima di Cipollina, nel dicembre 2012, era stato l'Udc Ciro Raggio a rinunciare ai gettoni di presenza previsti per i consiglieri comunali. I rimproveri del capogruppo di "Generazione democratica", però, sembrano essere rivolti al sindaco Giuseppe Maria Dacquì. Non soltanto perché nel 2012 avrebbe percepito l'indennità di carica all'insaputa di tutti (assessori, consiglieri e forze di maggioranza), ma anche perché non avrebbe mai rinunciato formalmente, appunto, alla sua indennità. Nonostante che, nei provvedimenti dell'ufficio Ragioneria del Comune, sulla liquidazione delle indennità degli amministratori è precisato che il primo cittadino ha chiesto la sospensione del pagamento della sua indennità di carica. E nonostante che il sindaco Dacquì abbia annunciato che destinerà tali soldi alla realizzazione di un'opera pubblica che abbia valenza sociale. Forse il timore di Cipollina è che chi non rinuncia formalmente all'indennità possa richiederla in futuro. Come, del resto, ha già fatto più di un ex amministratore.