CALTANISSETTA. Nuovo atto dell'inchiesta su false sponsorizzazioni sportive. Che ha coinvolto più imprenditori ma che nello sviluppo s'è scissa in più tronconi. Uno s'è già chiuso con l'assoluzione di un imprenditore, altri sono ancora in itinere e un altro ancora approda al cospetto del giudice, nei confronti di un imprenditore, Calogero F. (assistito dall'avvocato Diego Perricone) pure lui tirato in ballo per false fatturazioni. Anche se finanzieri che hanno condotto le indagini hanno poi spiegato di non avere verificato direttamente, ma di essersi basati sulle segnalazioni provenienti dall’Agenzia delle entrate. Ed i fatti scivolati al centro del dossier nei confronti dell’imprenditore sono riferiti alla «Notte delle stelle» di parecchi anni addietro. Tant'è che nel mirino degli accertamenti sono finite due fatture, per l'accusa sospette, una di 2.806 euro risalente al 2006 ed altre per un ammontare complessivo di 7 mila euro riferite all'anno successivo.
Quelle a carico di più impresari sono tutte derivazioni di un'indagine madre curata dalla guardia di finanza che ha centrato l'attenzione su un giro di sospette false sponsorizzazioni sportive a beneficio di manifestazioni organizzate da una polisportiva. Sarebbe stato questo - per l'accusa - l'escamotage adottato da titolari di azienda e qualche amministratore (assistiti dagli avvocati Giuseppe Panepinto, Danilo Tipo e Diego Perricone), cinque in tutto secondo la tesi degli inquirenti, per assottigliare i conti societari così da evadere, poi, imposta sui redditi. Le cifre in ballo non sono da capogiro. Nel caso, ad esempio, dell'imprenditore già assolto dal giudice "perché il fatto non sussiste", la presunta falsa attestazione di spesa - che poi falsa non s'è rivelata - era riferita ad un imponibile di poco più di tremila euro con altri seicento euro di Iva.
È quanto ipotizzato dalle fiamme gialle che hanno preso in esame la posizione di impresari che operano in settori differenti, ossia scommesse, costruzioni e videogame, tutti al centro di accertamenti di natura fiscale. E tutti, hanno ipotizzato gli inquirenti, avrebbero "sgonfiato" i conti aziendali alimentando la voce spese. In questo caso - è l'accusa avanzata a loro carico - inserendo nello strumento economico-finanziario delle loro ditte fatturazioni relative ad eventi sportivi, successivamente inseriti nel rendiconto come "spese pubblicitarie e sponsorizzazioni".E sarebbero state proprio società sportive a rilasciare quelle pezze d'appoggio utili poi a scaricare costi che, per la procura, non sarebbero state realmente sostenuti. Ma che nel caso già passato al vaglio del giudice Marco Sabella meno di un mese fa si sono palesate poi reali. E nel mirino della fiamme gialle sono poi finiti gli impresari, non le società che quelle fatture le avrebbero emesse.
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