MILENA. Dopo l’abbandono e l’incuria del tempo, oggi anche l’operato dell’uomo e l’aumentare di atti vandalici hanno decretato la fine dell’antico monastero-fattoria di “San Martino”, un tempo baluardo di conoscenza e sapere. Anni addietro, attraverso le pagine di un blog locale i cittadini di Milena fecero sentire la loro voce in segno di disapprovazione per quanto stava accadendo. Quegli stessi cittadini oggi chiedono il pronto intervento delle autorità locali affinché parte del patrimonio storico di Milena non vada totalmente perduto per sempre.
In particolare quest’ultimi chiedono la bonifica dei due portali del convento-fattoria che costituì il primo centro di aggregazione religiosa, culturale ed economica: «Purtroppo, i ruderi di San Martino continuano a crollare pietra dopo pietra nell’incuria e nel più completo disinteresse di quanti dovrebbero e potrebbero almeno salvare quel qualcosa di bello e interessante che è rimasto del luogo da cui si formò il nostro paese. Oggi il sito è invaso da erbacce, arbusti e mondezza quasi fosse una discarica. Nel caso non si trovassero fondi subito disponibili, si potrebbe aprire una pubblica sottoscrizione tra enti pubblici e anche tra i privati che risponderebbero all’appello con generosità».
Oggi dell’antico monastero, donato da Giacomo Capizzi, ultimo barone dell'antica Milocca il 4 febbraio 1363, ai Padri Cassinensi del Monastero di San Martino delle Scale di Palermo, i quali fecero costruire un monastero-fattoria che assolse il compito di fulcro amministrativo e religioso sino al 1860 anno della soppressione dei beni ecclesiastici, non rimane che una discarica a cielo aperto dove chiunque arbitrariamente può deciderne il suo destino. L’antica struttura ancora oggi risulta essere frazionata in decine e decine di eredi che sembra non si siano mai messi d’accordo sul da farsi.
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