SERRADIFALCO. Emergono richieste rivolte anche a privati, dopo la notizia della citazione in giudizio del Comune, da parte dei fratelli Biagio e Francesco Licata di Baucina, per le indennità di esproprio dei terreni su cui sono state realizzate opere pubbliche. I casi sarebbero un centinaio.
Del resto il territorio di Serradifalco è ampio più di quattromila ettari. E non soltanto la metà utilizzata dal Comune, ma anche la restante parte del territorio di Serradifalco, sarebbe stata ereditata dai due rampolli. Con i quali, pare, qualcuno abbia cercato di arrivare a un accordo; altri invece, con l'ausilio di tecnici e avvocati, abbia contestato la richiesta, ovvero risposto per le rime. A ognuno di loro sarebbe giunta una missiva, con la quale i due fratelli avrebbero prima rappresentato di essere i «titolari di diritti di concedente» relativi al terreno contestato. Poi spiegato che a tali diritti sarebbero «pervenuti "iure successionis" dal signor Antonio Licata di Baucina al quale erano stati relitti dalla signora Giulia Fardella di Moxarta Duchessa di Serradifalco». In appresso sostenuto che il destinatario della lettera sarebbe «gravemente inadempiente agli obblighi enfiteutici non avendo corrisposto il canone da tempo». E a chi su quei fondi avrebbe nel frattempo costruito qualcosa, sarebbe anche stata aggiunta l'accusa di avere «arbitrariamente mutato la destinazione del fondo».
Biagio e Francesco Licata di Baucina, infine, «fatte salve le azioni di aggiornamento del canone e di devoluzione», rivolgerebbero invito a formulare, se ritenuto opportuno, «congrua proposta di affrancazione, tenendo conto del valore venale del fondo e dei parametri indicati in materia dalla Corte Costituzionale».
Intanto, il sindaco Giuseppe Maria Dacquì, per quanto riguarda la citazione in giudizio del Comune, dichiara: «Immediatamente, mi è parso di scorgere una notizia surreale. Ritenendo, comunque, la richiesta palesemente infondata, strumentale e non provata, con la giunta abbiamo deciso di resistere in giudizio, affidando l'incarico al legale di fiducia dell'Unione di comuni Terre di collina, l'avvocato Antonio Campione. Non è però la prima volta che accada un fatto del genere. Anni fa ne è stato interessato il comune di Milena. In quel caso, la richiesta è stata rigettata dal giudice».
Invero, una richiesta simile a quella dei rampolli dei Licata di Baucina era stata formulata una decina di anni fa dal Comune a una coppia di sposi. Che fu costretta a richiedere l'assistenza di avvocato e tecnico. Anche allora, l'amministrazione comunale sosteneva di avere concesso in «enfiteusi perpetua» un pezzo di terreno. In qual caso nel 1923. E di avere chiesto nel 1997 di lasciare libero l'opificio che nel frattempo vi era stato realizzato. Nel 2006, però, il giudice sentenziò che la coppia è proprietaria del fabbricato «per intervenuta usucapione».
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