CALTANISSETTA. Blitz antidroga questa notte a Caltanissetta dove gli agenti della Squadra Mobile hanno eseguito sette misure di custodia cautelare in carcere. A coordinare l’operazione la Procura nissena. L’inchiesta ha permesso di sgominare un’organizzazione dedita al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti. Sei degli indagati sono originari di Caltanissetta mentre uno è di San Cataldo.
Per tentare di sfuggire ai controlli delle forze dell’ordine, occultavano la droga nelle mutande, fra i testicoli. Cocaina, marijuana e hascisc erano chiamati “crema”, “tuta”, “dinamite” e “giubbotti”. E’ quanto emerge dall’operazione antidroga eseguita dalla Squadra Mobile di Caltanissetta nell’ambito dell’operazione “Cobra 2”, coordinata dalla Dda nissena e culminata con sei misure di custodia cautelare.
Un settimo indagato si trova attualmente in Germania e avrebbe le ore contate. Le manette sono scattate per i nisseni Danilo Monteforte 25 anni, Salvatore Luca Curatolo 23, Alessandro Pilato 21, Marcello Toscano 37, Chiara Rossana Calogera Bellia 22 e per il sancataldese Andrea Gueli. Rispondono a vario titolo di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti aggravato dal fatto che sono assuntori. Le indagini, che rappresentano il proseguo di un’altra inchiesta denominata “Cobra 67”, partirono nel marzo del 2011 e si sono protratte per otto mesi. La droga viaggiava in particolare sull’asse Caltanissetta – Catania ma arrivava in parte anche da Palermo e da Barrafranca. Quando andavano a rifornirsi e lungo la strada avvistavano le forze dell’ordine, c’era il passaparola “attenzione ci sono i tifosi della Lazio”. Ogni settimana, l’organizzazione aveva un introito all’incirca di mille e duecento euro. La droga veniva smerciata anche nei locali della movida nissena. La Squadra Mobile è riuscita ad intercettare una settantina di episodi di spaccio, fra Caltanissetta, San Cataldo e Santa Caterina.
A capo dell’organizzazione c’era Danilo Monteforte che poteva disporre di una fitta rete di pusher e spacciatori. Monteforte aveva messo a disposizione dell’organizzazione la sua abitazione, dove tutti si potevano recare per “andare a lavorare”. “Un gruppo di amici, secondo gli inquirenti, che si incontravano in un luogo chiamato “Medeo”, che si trova a Caltanissetta in via Fasci Siciliani e in un bar situato in via Federico De Roberto. L’organizzazione aveva una gestione familiare ed annotava entrate ed uscite.
“Un’organizzazione particolarmente pericolosa soprattutto dal punto di vista sociale che anche se non era strettamente collegata a Cosa
nostra, preoccupava il modus operandi”, hanno dichiarato il Procuratore di Caltanissetta Sergio Lari e il Dirigente della Squadra Mobile nissena, Marzia Giustolisi.
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