PALERMO. "In questo periodo di crisi morale ed economica c'é il rischio per i giovani dello
scoraggiamento e dello sbandamento senza valori forti di riferimento, anche per la responsabilità degli adulti che hanno abdicato al loro compito educativo e a una testimonianza credibile di vita". Lo ha detto mons. Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale in conferenza stampa prima del suo insediamento ufficiale e dell'omelia in cattedrale.
"L'atteggiamento pastorale verso i mafiosi non può non avere a sua base la coscienza che la Chiesa è venuta gradualmente maturando circa l'incompatibilità di mafia e vita cristiana accompagnata dall'esigenza di prevenire i fenomeni criminosi ed aiutare i mafiosi a pentirsi,
a riparare il male fatto e a diventare persone nuove. Giovanni Paolo II con il suo grido ad Agrigento ha messo in evidenza come i cristiani abbiamo motivazioni valide per contrastare la mafia a partire dalla nostra originale esperienza di fede ispirata al Vangelo".
Quella di Monreale è l'arcidiocesi più vasta d'Italia è suddivisa in 88 parrocchie, raggruppate nei vicariati di Bisacquino, Carini, Corleone, Monreale, Partinico e San Giuseppe Jato. L'arcivescovo Pennisi è scortato per le sue denunce sulla mafia e quand'era vescovo di Piazza Armerina si oppose ai funerali del boss Daniele Emmanuello in cattedrale. Papa Benedetto XVI lo ha promosso arcivescovo di Monreale lo scorso febbraio. Fino al '97 l'arcidiocesi monrealese era guidata da Salvatore Cassisa implicato in diverse inchieste su mafia e affari da cui è stato sempre prosciolto o assolto.
"La Chiesa siciliana - ha detto Pennisi - non può tornare indietro su questa via. Tanto più che questo cammino storico della Chiesa siciliana è stato, per così dire, suggellato dalla splendida testimonianza del martirio del prossimo beato don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia perché fedele al suo ministero di prete. La memoria di questo martirio è impegnativa per la Chiesa siciliana tutta. Non bisogna abbassare la guardia per contrastare la criminalità mafiosa, ma i cristiani devono
trovare motivazioni valide per contrastare questo fenomeno a partire dalla loro originale esperienza di fede e dalla loro appartenenza ecclesiale".