CALTANISSETTA. Il dramma di dieci famiglie sfollate in una città piena di emergenze. Sono quelle di via Redentore costrette a «vagabondare» da quattro anni dopo che l'edificio dove abitavano prima è stato dichiarato pericolante e poi abbattuto. E da quel momento il loro calvario è diventato oggetto di un durissimo braccio di ferro. Da una parte gli gli sfollati che chiedono di essere aiutati nel reperimento di un alloggio qualsiasi, dall'altra l'amministrazione comunale che non è riuscita a trovare una sistemazione degna di questo nome. Venerdì gli interessati hanno simbolicamente occupato Palazzo del Carmine, poi sono stati convinti dal comandante della polizia municipale Salvo Coppolino a desistere dalla protesta con la promessa che il sindaco li avrebbe ricevuti. L'incontro è fissato per questa mattina. «Ci è stato garantito - ha spiegato Salvatore Porsio, responsabile del Movimento Difesa del Cittadino - che il sindaco ci riceverà e cercheremo insieme di trovare una via di uscita per questa gente che ha perso tutto e si sente presa in giro dall'amministrazione comunale. Vogliamo però una data certa. La gente è esasperata e lentamente sta perdendo la speranza di tornare ad abitare in via Redentore dove risiedeva fino al marzo del 2009. La delusione è ormai dilagante anche perché l'area sulla quale dovrà sorgere il nuovo edificio l'hanno ceduta gratuitamente al Comune, fidando ciecamente nella celerità degli interventi". Per queste dodici famiglie (alcune ospitate da congiunti, altre in abitazioni per le quali non riescono ad affrontare le spese per l'affitto) il Comune lo scorso mese aveva preso l'impegno di trovare un alloggio popolare fra quelli che si sarebbero liberate. Sono insorti ostacoli di varia natura. Le case libere (poche) andrebbero assegnate a gente collocate in posizione utile nella graduatoria permanente. Si era pensato anche all'utilizzo dell'ex caserma dei carabinieri di Santa Barbara dismessa da qualche anno, ma i locali a quanto sembra non vengono ritenuti idonei per ospitare almeno quattro famiglie. Il monitoraggio delle case popolari sfitte continua, mentre cresce la rabbia di queste dodici famiglie ormai stremate da una odissea che si trascina da quattro anni. Nell'area di via Redentore dove sorgeva lo stabile abbattuto, lo Iacp dovrà realizzare un edificio di uguale cubatura il cui progetto, in fase di elaborazione, ha avuto il via libera dalla conferenza di servizi con il Comune. Lo Iacp, da parte sua, ha annunciato che entro giugno dovrebbe presentare il progetto definitivo. I lavori, ben che vada, potrebbe iniziare il prossimo autunno.
Famiglie disperate e senza un tetto: «Il sindaco ci aiuti»
Salvatore Porsio: «Bisogna trovare una soluzione. Questa gente ha perso tutto e si sente presa in giro»
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