NISCEMI. I medici di famiglia e i pediatri di libera scelta di Niscemi coalizzati per condurre un'indagine conoscitiva e statistica sulla reale diffusione delle patologie oncologiche fra la popolazione assistita. Ne è venuto fuori un lavoro interessantissimo e quasi unico nel suo genere, che copre una carenza delle stesse istituzioni deputate a salvaguardare la salute dei cittadini. I dati della ricerca, denominata "Niscemi K13" (dove K sta per cancro e 13 indica l'anno corrente di riferimento) sono stati resi pubblici ieri mattina nel corso di un convegno, svolto presso l'aula magna dell'Iiss Leonardo da Vinci, sul tema «Niscemi: Inquinamento ambientale, chimico ed elettromagnetico». Relatori sono stati il medico Francesco Tommasi (componente, assieme ai colleghi Marino Miceli e Franco Mongelli, del Comitato scientifico promosso dal Lions club) e l'oncologo Giuseppe Banna, dell'ospedale Cannizzaro di Catania, che gode di una fama internazionale per le sue numerose pubblicazioni scientifiche. Si tratta - ha spiegato Tommasi all'attento e numeroso uditorio - di dati "di prevalenza" rilevati su tutta la popolazione niscemese e confrontati con gli analoghi dati rilevati dall'Airtum nel Sud Italia. Lo studio "Niscemi K13" dà queste indicazioni: in percentuale, il numero totale dei tumori maligni riscontrati ha una prevalenza del 2,15%, inferiore rispetto a quella del Sud Italia (3%); ma alcune tipologie di tumori sono più rappresentate a Niscemi rispetto al Sud della nostra Penisola. Ciò si riscontra soprattutto per i tumori del testicolo, della tiroide, dell'utero e delle ovaie. Questi tumori, è stato detto nel convegno, interessano il tessuto germinativo, un tipo di tessuto che risente particolarmente dell'azione nefasta delle onde elettromagnetiche. Ecco i dati della prevalenza di questi tumori: organi genitali maschili: rilevati 33 tumori, prevalenza a Niscemi 0,3%, prevalenza nel Sud Italia 0,09%; organi genitali femminili: 34 tumori, prevalenza 0,29% contro lo 0,3% del Sud Italia; tiroide: 67 tumori, prevalenza 0,3% contro lo 0,26% del Sud Italia. L'impegno e lo studio dei medici di famiglia e dei pediatri continuerà nei prossimi 5 anni col rilevamento degli stessi dati via via aggiornati e confrontati con i precedenti.