NISCEMI. Dopo le dichiarazioni del console Usa Donald Moore, che ha annunciato l’alt dato ai lavori del «Muos», si allenta la tensione attorno alla base statunitense di contrada Ulmo. Ma non si smontano i presidi degli attivisti «No Muos». Anzi la vigilanza continua giorno e notte, tenendo sotto controllo l’impianto militare a stelle e strisce, per verificare se le dichiarazioni rese attraverso la stampa dal console trovano un effettivo riscontro nella realtà. «Apprendiamo – si afferma in un comunicato del coordinamento regionale dei Comitati No Muos - che durante un colloquio telefonico tra il console Usa a Napoli e il presidente Crocetta, il diplomatico avrebbe comunicato la decisione delle autorità militari statunitensi di sospendere il trasporto di materiali e operai nel cantiere di Ulmo. La decisione sarebbe maturata in attesa della definizione della vicenda relativa alle autorizzazioni concesse per i lavori, la cui revoca è stata avviata dalla giunta regionale». Il coordinamento precisa che le dichiarazioni del console giungono dopo che il Movimento «No Muos» ha intensificato nelle ultime giornate le attività di presidio e blocco degli ingressi all'installazione militare Usa “a seguito dell'arrogante e irresponsabile atteggiamento delle autorità militari di Sigonella che hanno sempre rifiutato il confronto con le realtà e i soggetti che da anni si oppongono al Muos”. Secondo i militanti, se si è pervenuti finalmente al blocco dei lavori, richiesto unanimemente dalla popolazione siciliana e da decine di enti locali, da quattro consigli provinciali e dall'Assemblea regionale siciliana, è solo perché centinaia di donne, giovani e attivisti No Muos hanno messo in atto la “revoca dal basso”, impedendo con i propri corpi che si portassero a conclusione il progetto del Muos. «Prendiamo atto favorevolmente – conclude la nota - della volontà espressa dalle autorità Usa di sospendere i lavori, tuttavia continueremo a presidiare e vigilare gli ingressi della base militare di Niscemi per verificare quotidianamente l'effettiva sospensione dei lavori, pronti a riprendere le azioni di blocco di ogni mezzo qualora l'impegno Usa venisse violato e le imprese contractor riprendessero le attività di costruzione del terminale terrestre».