GELA. I Carabinieri del reparto territoriale stanno eseguendo a Gela (Caltanissetta) 18 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di 17 esponenti della stidda e uno di cosa nostra, accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, traffico di stupefacenti, detenzione di armi e munizioni. Azzerati i vertici dell'organizzazione 'stiddara' con la cattura di capi storici e gregari che disponevano di armi ed esplosivi, controllavano gli affari illeciti, pianificavano attentati e imponevano il pizzo a commercianti e imprenditori. Dure le rappresaglie contro chi non pagava. Le indagini, scattate nel maggio del 2010, hanno permesso di accertare autori e mandanti di vari episodi criminosi tra cui la progettazione dell'omicidio di un pregiudicato comune, colpevole di avere incendiato l'automobile a uno stiddaro. Per impedire il delitto e proseguire le indagini senza suscitare sospetti, i carabinieri arrestarono la vittima prima che scattasse l'agguato mortale. L'inchiesta ha già permesso di sequestrare cinque chili di hashish. Nell'operazione sono impegnati quasi cento carabinieri, un elicottero e unità cinofile alla ricerca di armi e droga.
RICOSTRUITO L'ORGANIGRAMMA DELLA STIDDA. L'operazione antimafia dei carabinieri di Gela, denominata Agorà, con 18 ordinanze di custodia cautelare in carcere, ha permesso di ricostruire l'organigramma della Stidda di Gela e i rapporti di stretta collaborazione con Cosa Nostra, con la quale, in certe zone e in determinate circostanze, venivano divisi al 50% i proventi degli affari illeciti pianificati, secondo "una vera e propria logica di spartizione delle fonti di guadagno". La richiesta del "pizzo" avveniva in diverse forme, con l'assunzione di stiddari e con pagamenti periodici o "una tantum", sottoforma di regali agli uomini delle cosche o come contributo per le famiglie dei detenuti, specie sotto le festività di Pasqua, Ferragosto, festa della patrona e a Natale. Un imprenditore ha rivelato di avere subito, nel 2000, da Giuseppe D'Arma, uno degli arrestati, la richiesta del 2% dell'appalto di 900 milioni di lire. Pagò un primo acconto di un milione l'indomani. Nel 2008, sarebbe stato Alessandro Antonuccio, per la Stidda ad avanzare altre richieste simili. I soldi servivano all'organizzazione anche per pagare le costose spese legali. Secondo i carabinieri, Emanuele Palazzo controllava tutto e si rapportava con gli esponenti di Cosa Nostra. Il luogo degli incontri era piazza Municipio, dove gli investigatori, con potenti mezzi audio-visivi, hanno registrato a distanza immagini e conversazioni. I luogotenenti di Palazzo erano Giuseppe Romano (curatore delle estorsioni e delle ritorsioni da attuare contro chi non pagava), Massimiliano Tomaselli (responsabile del grosso traffico di stupefacenti con Carmelo Antonuccio e Andrea Mangiameli come corrieri della droga), i fratelli Calogero e Alessandro Peritore (per lo spaccio).
LA STIDDA APPOGGIO' UN CANDIDATO ALLE COMUNALI 2010. La Stidda appoggiò un candidato nelle comunali a Gela nel 2010. Emerge da un secondo filone d'indagine, che riguarda il voto di scambio, nell'inchiesta antimafia «Agorà»che ha portato, la notte scorsa, all'arresto di 17 esponenti della Stidda e uno di Cosa Nostra. Gli investigatori sono riusciti ad intercettare conversazioni degli stiddari che alle ultime elezioni comunali, nel 2010, avrebbero fatto votare in favore di un non ancora identificato esponente politico di Gela. Il compito era quello di mobilitare l'organizzazione e «invitare» i cittadini a votare per lui. In cambio, secondo quanto emerso dall'indagine, uno degli «stiddari» aveva detto che per i componenti del clan e per gli elettori disponibili c'erano pronti tanti buoni benzina. I carabinieri stanno cercando di verificare se davvero la Stidda condizionò il voto alle comunali del 2010 e in favore di quale candidato e di quale partito.
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