GELA. La piaga amianto, in questi anni, sembra essersi abbattuta anche all’esterno della zona industriale Eni: l’altro fronte, infatti, si chiama ferrovia. Diversi sono gli operatori di Fs che hanno scelto di rivolgersi ai giudici per ottenere il riconoscimento della loro esposizione. “Purtroppo – spiega l’ex operatore del gruppo ferroviario e attuale rappresentante sindacale Cub Giuseppe Gurrieri – non esiste un diritto legalmente riconosciuto all’ottenimento di contributi previdenziali. Così, molti miei colleghi si sono rivolti ai tribunali”. Tra i binari della stazione ferroviaria di contrada Giardinelli, però, il rischio non è per nulla superato. “Il vero problema – spiega ancora Gurrieri per anni in servizio in città – è rappresentato dai locomotori più vecchi. In alcuni casi, utilizziamo ancora mezzi risalenti a trent’anni fa. La presenza di amianto non si è ridotta”. Rivolgersi ai tribunali, però, può voler significare anni d’attesa prima di ottenere una risposta. “Le cause sono molto lunghe – continua Gurrieri – si possono attendere anche dieci anni prima di vedersi riconosciuta l’esposizione all’amianto”. Tra i più esposti al pericolo, ci sono gli operatori delle officine meccaniche. “Quì in città – ammette il rappresentante sindacale – non c’è mai stata un’officina meccanica del gruppo Fs. Normalmente, i mezzi arrivano da Catania, Palermo e Messina. Il pericolo, comunque, rimane. Da tempo, proprio per limitare il danno, i dirigenti di Ferrovie dello Stato hanno avviato programmi destinati ad eliminare la presenza di amianto sui locomotori e all’interno delle officine”. Le patologie, quindi, non hanno risparmiato i ferrovieri: con in testa, quelli che, oggi, si trovano in pensione. “Il problema c’è – spiega Gurrieri – ancora più marcato in piccole stazioni come quella locale dove, comunque, circolano mezzi tutt’altro che moderni”. Un nuovo fronte, sul piano della questione amianto, si apre tra gli operatori delle ferrovie: un settore, almeno in città, da tempo quasi al collasso. A reggere le sorti della stazione ferroviaria, con la drastica riduzione dei treni passeggeri, sono solo i convogli merce destinati a raggiungere la fabbrica Eni. “Bisogna stare molto attenti – conclude l’ex ferroviere – il problema amianto non si lega solo all’industria pesante e, di conseguenza, ai tanti operai della fabbrica Eni. Esistono altre situazioni molto delicate”.