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La lezione dei Paesi europei per una gestione sostenibile

L’annuncio di un blocco temporaneo della discarica di Lentini nel Siracusano ha portato all’attenzione, se ce ne fosse ancora bisogno, una delle tante criticità del sistema di gestione dei rifiuti in Sicilia; quasi la metà dei Comuni dell’Isola conferisce infatti i propri rifiuti in quell’impianto, facendo di ogni interruzione del servizio un rischio potenziale per l’intero territorio.
La pronta reazione della Regione ha evitato di bloccare la discarica, ma il problema di fondo resta: la Sicilia necessita di soluzioni strutturali e durature. Con tali finalità, la Regione Siciliana ha deciso, tra l’altro, di realizzare due termovalorizzatori; sono impianti industriali che, nel rispetto di rigorosi standard ambientali, bruciano i rifiuti e producono energia elettrica.
In Italia sono attivi 36 termovalorizzatori: il Nord ne ospita 25, con una capacità di trattamento dei rifiuti di circa 3 milioni di tonnellate annue, mentre il Centro e il Sud ne contano 11 che processano complessivamente un milione e mezzo di tonnellate.

Il 70% dei rifiuti termovalorizzati nel Meridione viene smaltito nel solo impianto di Acerra (Napoli), così confermando la scarsità di strutture adeguate nel Sud.
I due impianti siciliani saranno realizzati a Bellolampo (Palermo) e nell’area industriale di Catania con un finanziamento di 800 milioni di euro provenienti dal Fondo Sviluppo e Coesione; secondo la Regione, i lavori per i due termovalorizzatori cominceranno nel 2026 e finiranno nel 2028, fatto salvo qualche ricorso sempre possibile per opere di questa caratura. Sarà Invitalia, società pubblica controllata dal Tesoro, a redigere il bando, effettuare l’analisi preliminare dei fabbisogni, gestire la gara e monitorare lo stato di avanzamento dei lavori (regione.sicilia.it).
Per meglio cogliere i potenziali vantaggi della termovalorizzazione, torna utile considerare un esempio di buone pratiche: quello danese; la Danimarca, dove sono in funzione alcuni degli impianti più avanzati al mondo, fornisce infatti valide indicazioni.

Secondo le informazioni disponibili, in Danimarca sono operativi 27 impianti di incenerimento; si tratta di un «piccolo» Paese dove risiedono circa sei milioni di abitanti, quasi quanti ne conta solo la regione Campania (infobuild.it).

I moderni termovalorizzatori danesi rispettano standard ambientali rigorosi, con sistemi avanzati di filtrazione che riducono le emissioni nocive.
Il Paese applica politiche restrittive sulle discariche; quindi, l'incenerimento con recupero energetico è considerato una soluzione praticabile.

I termovalorizzatori in Danimarca sono, complessivamente, accettati dalla popolazione e considerati una soluzione sostenibile; è importante notare che, per favorire il riciclo dei rifiuti, la Danimarca ha pianificato la chiusura negli anni di circa il 30% dei suoi inceneritori (economiacircolare.com).

Va precisato, comunque, che il 68% dei rifiuti prodotti in Danimarca attualmente viene riciclato e/o recuperato, il 29% viene incenerito, mentre solo il 3% viene smaltito in discarica (assocamerestero.it); dati questi decisamente lontani dai valori medi italiani.

Nonostante il generale supporto da parte della popolazione non mancano però alcune critiche; queste derivano più spesso dalla preoccupazione per le emissioni legate alla combustione e dal timore di una riduzione degli investimenti in favore del riciclo.

Inoltre, alcuni impianti danesi importano rifiuti da Paesi esteri per sostenere la produzione di energia elettrica e termica.

Due esempi concreti: a Roskilde il termovalorizzatore, inaugurato nel 2014, serve nove comuni limitrofi, generando elettricità ma anche calore per il teleriscaldamento di 40 mila abitazioni; l’impianto ha una ciminiera alta 97 metri, che si integra architettonicamente con il profilo urbano, e una facciata esterna in alluminio illuminata di notte.
L’impianto di Roskilde tratta 25 tonnellate di rifiuti all’ora. L’efficienza dell’impianto permette di recuperare il 90% dei materiali ferrosi post-combustione, mentre le ceneri residue vengono impiegate nella costruzione di strade e in edilizia; questa pratica consente, tra l’altro, di limitare il prelievo di materiali vergini come sabbia e ghiaia, riducendo l’impatto ambientale complessivo. Poco distante è attivo un secondo termovalorizzatore, quello di CopenHill, inaugurato alla fine del 2019. Questo termovalorizzatore coniuga funzionalità industriale e spazi ricreativi: nella sua struttura ospita, infatti, una pista da sci artificiale, aree dotate di attrezzature idonee per l’esercizio fisico all’aperto e una delle pareti artificiali da arrampicata più alte al mondo.
L’esempio danese comprova come la gestione dei rifiuti si possa trasformare, con le opportune garanzie, in un vantaggio per il territorio, producendo energia e contenendo l’impatto ambientale complessivo. Con la realizzazione dei nuovi termovalorizzatori, la Sicilia ha l’opportunità di compiere un passo avanti verso una gestione più sostenibile dei rifiuti, riducendo la dipendenza da quelle «bombe ecologiche» rappresentate dalle discariche e allineandosi alle migliori pratiche europee.

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