Negli ultimi due decenni di questo millennio si è avuto un notevole incremento della capacità ricettiva sia delle grandi città che dei piccoli borghi attraverso la nascita di numerosissimi B&B e la destinazione di numerosi immobili, soprattutto dei centri storici, ad affitti brevi a favore dei turisti. Queste nuove forme ricettive oggi rappresentano la nuova offerta extra alberghiera e rappresentano una parte importante e innovativa dell’offerta turistica e anche per il futuro potrebbero rappresentare un ambito significativo e interessante se si riuscirà a governare i futuri processi con scelte illuminate, per evitare che luoghi di grande bellezza e autenticità diventino simulacri di un affascinante passato ormai perduto.
Sono strutture tanto importanti ed essenziali per lo sviluppo del turismo quanto, per ciò stesso da disciplinare con cautela e lungimiranza evitando ogni sorta di sistema che non garantisca agli ospiti confort di qualità e, soprattutto, adeguata sicurezza Purtroppo questa nuova realtà, spesso inadeguatamente o per nulla disciplinata, ha invece creato delle aree di opacità con pericolose inadeguatezze sia per l’ospite che per l’economia e l’affidabilità del territorio e di tali strutture ricettive.
Servono dunque norme giuste e semplici (come esempio si ricorda che già oggi per ogni ospite bisognerebbe fare comunicazioni alla questura, alla regione e al comune) con adeguate sanzioni ed inevitabili controlli, sì da favorire la professionalità degli operatori in regola e la valorizzazione di questo importante settore per l’economia del Paese.
La legge 191 dello scorso anno ha introdotto alcune novità che si possono, in estrema sintesi, ricondurre all’introduzione di nuovi obblighi fiscali anche per la gestione degli affitti brevi e l’attivazione ed esposizione del Codice identificativo nazionale della struttura ma forse tutto ciò non è sufficiente per normare un settore dove la confusione, le contraddizioni, la mancanza di obiettivi strategici hanno fatto la fortuna dei soliti «furbetti» a danno degli strutturati investitori alberghieri.
L’auspicata regolamentazione deve razionalizzare l’intero sistema ricettivo ponendo sul mercato nazionale ed internazionale un ventaglio di offerte che possa soddisfare le aspettative e richieste dei potenziali ospiti. Tutto ciò però deve avvenire nel rispetto delle identità dei centri storici delle città e di ogni borgo che sono il risultato di secoli di storia, di tradizioni, di socializzazione, dello «spirito» del luogo trasmesso da una generazione a quella successiva.
Venendo meno queste identità viene meno l’attrazione e la curiosità che questi luoghi con la loro originalità e autenticità sono in condizione di offrire con le opere d’arte, gli odori, i profumi, i colori dei quali siamo stati affascinati testimoni I problemi sono stati affrontati nei modi più diversi nel mondo: a New York già dallo scorso autunno la «Local law 18» ha imposto grandi limiti ai B&B: i padroni di casa devono registrarsi presso il Comune, vivere nell’abitazione sì da essere presenti durante il soggiorno degli ospiti che non potranno essere più di due e, in Italia, il ministero degli Interni ha da ultimo confermato l’illegittimità dei c.d. self check-in, diffuso sistema di affitto in «automatico» che consentiva agli ospitanti di accogliere persone delle quali non avevano potuto vedere altro che i documenti… solo presumibilmente... appartenenti ad ospiti mai visti né incontrati sì da non averne potuto conoscere nemmeno le sembianze.
La Regione Sicilia, ad esempio, riservava, già nel lontano 2000, provvidenze pubbliche e vantaggi ai soli «soggetti che, avvalendosi della propria organizzazione familiare utilizzassero parte della propria abitazione…» e, in un apprezzabile recente disegno di legge che si auspica venga presto approvato dall’Ars, s’è avuta anche cura di precisare che «l’attività di B&B deve essere esercitata esclusivamente nell’abitazione dove la persona fisica che ne ha la titolarità… risiede stabilmente». V’è da confidare quindi che ci si avvii verso strutture più affidabili, controllabili dai tanti garanti della sicurezza e garantite dalla verificabile presenza attiva degli stessi ospitanti, obbligati, come per ogni attività remunerata, anche a far fronte, con assoluta trasparenza, ai dovuti oneri fiscali; ci si avvii verso norme che salvaguardino l’indispensabile sicurezza degli ospiti nelle strutture che li ospitano e, unitamente ai servizi ed alle adeguate assistenze promesse, anche la tranquillità dei vicini residenti abituali.
Serve una forte responsabilizzazione degli ospitanti e, come per i servizi alberghieri, la garanzia d’una formazione professionale di quanti si trovino ad assicurare i servizi previsti, e serve infine che si appresti un sistema di pubblico controllo - già attivissimo, anche e non soltanto da parte dei Nas, a Roma, a Firenze, a Pescara ed in tante altre località - che, fruendo anche dell’ormai indispensabile intelligenza artificiale, sia in grado di assicurare nei territori di competenza e quindi con ogni connessa responsabilità da omissione, un giusto equilibrio tra fini dell’ospitante ed i tanti diritti e le presumibili attese degli ospiti.…ci si riuscirà? ne va anche della nostra immagine nel mondo… stiamo a vedere...
*Saggista e già direttore generale dell’assessorato al Turismo della Regione
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