Quando i Nobel divulgano l’antiscienza
Giano è un dio romano raffigurato bifronte: simbolo di pace o guerra, di vero o falso. Così oggi appare spesso la scienza pervasa da un'ondata di oscurantismo «imbroglionico», secondo la dizione del famoso italianista Tullio De Mauro, che seduce le masse. Eppure la scienza - ricorda Max Perutz, Nobel 1962 per la chimica - è la più nobile attività e una delle più sorprendenti imprese mai tentate dalla mente umana. Un futuro in cui l'ignoranza scientifica risultasse vincitrice determinerebbe un avvenire caotico e incontrollabile. In tale contesto desta sorpresa e inquietudine il rilevare che importanti figure del mondo scientifico, anche vincitori di Nobel, mostrano successivamente all'assegnazione del premio una sconcertante irrazionalità, proclamando come vere le combinazioni di risultati scientifici mai verificati e posizioni pseudoscientifiche. Questo fenomeno è noto come «sindrome da Nobel» (Mind, XII, 238, 2024). Dall'intelligenza, creatività e impegno al narcisismo. Eppure il premio Nobel non è solo un riconoscimento all'eccellenza scientifica o accademica, ma spesso viene conferito per il suo significato sociale e politico. Quando la scienza si ammala. Langmuir, Nobel per la chimica, coniò l'espressione scienza patologica, per indicare quelle idee che per alcuni uomini di scienza divengono fissazioni dalle quali non riescono a liberarsi, in opposizione alla comunità dei ricercatori. Schizzi di oscurantismo. Ove l’ignoranza scientifica risultasse vincitrice, si prospetta un futuro caotico e incontrollabile. Un tornante della storia che può riportarci indietro di secoli (Giornale di Sicilia, 3 gennaio 2024). Alcuni esempi. Linus Pauling, Nobel 1954 per la chimica, scoprì con la chimica quantistica la struttura delle molecole. Successivamente sostenne con testardaggine che con mega dosi di vitamina C si curava la schizofrenia, senza alcuna prova o validazione scientifica. Il Nobel Kary Mullis, dopo l'onorificenza, aderì e sostenne pseudoscienze come l’astrologia. Richard Smalley, Nobel 1996 per la chimica, affermò in seguito che l'evoluzione biologica non poteva essersi verificata. Luc Montagnier (nella foto), Nobel per la medicina 2008, famoso per la scoperta del virus Hiv, cercò di convincere l'opinione pubblica che i vaccini causano l'autismo e che questa patologia guarisce con gli antibiotici. Montagnier, inoltre, patrocinò e fece sua la sballata teoria della memoria dell'acqua: cioè la struttura dell'acqua manterrebbe una «memoria» di sostanze prima disciolte, anche dopo eliminazione di queste o successive diluizioni milionesime. Pseudo- scoperta dovuta a Jacques Benveniste (Nature, 333, 1988). Per non venir meno al proprio prestigio e serietà, la rivista fece precedere l'articolo con una premessa dal titolo significativo, «Quando credere all'incredibile». È triste pensare che Montagnier abbia avallato la teoria fasulla di Benveniste, al quale dalla comunità scientifica fu assegnato due volte - nel 1991 e 1998 -, l’IgNobel, premio satirico e irriverente. Forse una follia subentrante? Gli antichi ritenevano lo squilibrio mentale - la «frenite» premessa della follia - dovuto a un intervento delle divinità o degli spiriti dei morti, i lemuri, i quali non conoscendo requie tornavano sulla terra per affliggere i viventi. Con più raziocinio greci e romani consideravano le alterazioni mentali anche come questione sociale. Noi, per contro, siamo d'accordo con lo psicologo Usa Robert Sternberg che fa risalire ai fenomeni descritti a sette motivazioni o peccati: eccessivo ottimismo sulle proprie capacità; ambizione smisurata e insana voglia di vivere sempre sotto i riflettori della fama; egocentrismo, illusione di onniscienza; illusione di onnipotenza; illusione di invulnerabilità; immunità da errori di valutazione. Devianze scientifico-mentali accentuate dall'immersione del Nobel in un mare di adulazione, pur essendo mentalmente esauriti. Invidia e rivalità nei confronti di colleghi scienziati o accademici divenuti famosi. Falsi profeti li definisce Alexander Kohn (Zanichelli Ed, Bologna 1991). A causa della crescente commercializzazione della scienza, soprattutto nei campi della biotecnologia, dell'ingegneria genetica e della ricerca medica da un lato e di tutte le ricerche legate a industrie di microelettronica e ancor più IA, gli scienziati sono diventati sempre più parte integrante del sistema industriale, che si basa su brevetti, licenze, joint venture, concentrazioni e vendite internazionali. Le norme dell'apertura, della comunanza e del disinteresse non si applicano più. I progressi, le invenzioni, le idee devono essere tenuti segreti, soprattutto nei confronti dei concorrenti; lo spirito di cameratismo e la fiducia reciproca, tipici degli scienziati del secolo scorso, sono sostituiti dal sospetto e spesso dalla diffusione di informazioni volutamente devianti (Winkler J. T., The intellectual celebrities syndrome, Lancet, 21,450, 1987). Sappiamo sempre più ma comprendiamo sempre meno: per credulità popolare, per il web che è gonfio di ciarlatani. Un sociologo parla di democrazia della credulità, con soluzioni consolatorie che danno a moltissimi cittadini la sensazione di saperla lunga, elevando muraglie di pregiudizio antiscientifico. I follower che per un’influencer possono raggiungere i 30 milioni circa sono in grado di modificare quella che Habermas chiamava la «sfera pubblica», moltiplicando poteri irresponsabili per l'esplosione del web e dei social. Gli imbonitori sono sempre esistiti, ma tutto ciò avviene perché i follower - in gran parte beoti - determinano una specie di credulità collettiva, causata dal gigantesco flusso della rete e dall'aver elevato gli influencer a maître o maitresse à penser. Si creano implicitamente una nuova cultura, saperi e conoscenza (Corriere della Sera, 24 dicembre 2023). Aveva ragione Anatole France quando scriveva: «Amo la verità e l'umanità ne ha bisogno. Ma ha bisogno ancor più grande di menzogne, che lusingano, consolano e danno speranza senza limite».