Lunedì 23 Dicembre 2024

I tanti figli di mamma Regione

Parte la corsa contro il tempo della Sicilia per non perdere 700 milioni di fondi europei da impegnare entro il 31 dicembre di quest'anno. Quanto si è speso finora? Appena alcune decine di milioni. È già evidente nell'enorme divario tra queste due cifre l'entità del dramma che la nostra regione sta vivendo. E nei due mesi e mezzo che restano è prevedibile una spericolata corsa a ostacoli verso il traguardo. Da un lato prendiamo atto della delibera appena approvata dalla giunta Musumeci che punta ad accelerare al massimo la spesa. Inglobando maxi-opere come i lavori per il passante ferroviario di Palermo e per un tratto della Agrigento-Caltanissetta. Speriamo ovviamente che il piano appena elaborato a Palermo oltrepassi le verifiche a Bruxelles, in attesa di un via libera che deve arrivare entro fine novembre per non vanificare tutto. Ma, dall'altro lato, dobbiamo sottolineare che la Regione rischia subito di inciampare e perdere questo ultimo autobus verso i pingui finanziamenti proprio a causa della questione che è sul tappeto da tanti anni e che né i governi di centrodestra né quelli di centrosinistra hanno mai risolto: la gestione del personale. Infatti, alla Regione gli uffici che si occupano proprio di istruire le pratiche per i finanziamenti della Ue sono tra i più sguarniti. In qualunque altro posto d'Europa un gruppo di lavoro di tale importanza sarebbe stato potenziato, sovradimensionato, dotato di tutti i mezzi e gli strumenti necessari. Perché mancare l'incasso di 700 milioni è un lusso che nessuna nazione o regione del Vecchio Continente può oggi permettersi. E invece da noi no. Ogni tentativo di trasferire personale da un ufficio all'altro è finito nel vuoto. A colpi di inutile interpello o di battaglie sindacali. Proprio ieri l'ennesimo confronto ha sancito che i traslochi già annunciati in pompa magna sono carta straccia. Si legge nel comunicato dei sindacati infatti che «i trasferimenti così come erano stati avviati erano inaccettabili, soprattutto perché privi di criterio e potenzialmente dannosi per l'amministrazione stessa. Aspettiamo la convocazione di un tavolo di confronto con tutti i direttori generali per definire il reale fabbisogno dei dipartimenti, considerando i carichi di lavoro per dipendente, così da costruire un piano industriale che miri contemporaneamente all'efficienza dei servizi e, allo stesso tempo, rispetti i diritti dei lavoratori». Insomma, una pietra tombale sulla mobilità. Lungi da noi mettere in discussione i diritti dei lavoratori ma nel momento dell'emergenza e della rincorsa ai fondi Ue una disponibilità maggiore poteva essere concessa. E l'amministrazione? Per ora annuncia e poi si adegua. Non c'è da stupirsi (come è stato fatto tante volte in passato) che per rimediare si ricorra infine a consulenti e personale esterno. Un esempio? Le Attività Produttive affidano appunto all'esterno le valutazioni sulle pratiche dei finanziamenti europei: sono stati arruolati 66 esperti per una spesa di 105 mila euro. Non migliore impressione hanno lasciato gli altri proclami e le seguenti precisazioni di questi giorni, come quelle sul bando per gli stagisti neo-laureati. Dovevano essere 400, poi forse qualche decina ora forse un centinaio. Di più ancora non si sa. Alla faccia dei tanti nostri ragazzi che sono già partiti per il Nord o per l'estero. Dicevamo della gestione del personale: quanti sono i regionali, i tanti precari stipendiati all'ombra delle varie sigle? Quanti sono i dipendenti delle società partecipate o quelli i cui compensi comunque arrivano da mamma Regione? Da tanti anni lo chiediamo ma una cifra totale ed esauriente non è mai arrivata. Anche la Corte dei Conti ha sottolineato con severità i molti casi in cui l'amministrazione non è in possesso di un censimento preciso della propria forza lavoro, non sa come è dislocata, quali sono gli incarichi di ogni singolo ufficio. Quali sono – soprattutto – i risultati. Tutto è avvolto nella nebbia. Invece alla luce del sole prosegue l'assegnazione dei premi di rendimento al massimo, in base a pagelle in cui sono tutti primi della classe. E se c'è da litigare tra assessorati e sindacati – lo abbiamo raccontato pochi giorni fa - è perché la torta degli extra e degli straordinari è diventata più piccola. Però non c'è mai nessuno che si chieda se ha davvero diritto di mangiarsela.

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