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Regione, promesse elettorali e amara realtà

Fatta la legge, trovato il ritardo. È la triste morale della Finanziaria regionale: le norme sono state approvate a fine aprile dopo una maratona d'aula tra polemiche, veleni e accordi politici in extremis. In diversi casi, per poter spendere i soldi, si rimandava ai decreti che entro 30 giorni dovevano essere preparati. E invece, trascorsi i termini, numerose categorie sono rimaste in attesa dei fondi. A cominciare dai disabili gravi, diventati il simbolo di come la polemica miope e la burocrazia lenta, unite insieme, non riescano neanche ad evitare disagi gravosi ai più deboli della nostra società. E ciò nonostante uno sponsor come Pif e una esposizione mediatica notevole.

Accanto ai disabili, altre fasce a rischio sono coinvolte nei ritardi, come i poveri in attesa di un sussidio o le donne vittime di violenze. Fatta la legge, trovato l'inganno. C'è poi il capitolo delle impugnative. Proprio ieri si è appreso il lungo elenco di norme della Finanziaria che Roma andrà a contestare alla Regione. E, in particolare, la mannaia è caduta sul percorso delle stabilizzazioni dei precari.

II governo nazionale ha infatti ricordato (cosa ovvia ma evidentemente non per tutti) che non è possibile l'assunzione diretta nella pubblica amministrazione con concorsi riservati solo ai precari già in servizio. Stesso destino per gli ex Pip di Palermo che dovevano essere assorbiti tutti quanti in pianta stabile dal carrozzone della società regionale Resais. Vengono quindi al pettine le bugie e le promesse elettorali dei partiti sfociate in norme che già subito dopo il voto all'Ars erano date ad altissimo rischio di impugnativa. E in alcuni casi gli uffici fanno sapere che, preavvertiti dalla capitale, non hanno dato il via alla stesura dei decreti proprio perché era in arrivo l'impugnativa. Così non si è fatto un lavoro inutile (prosaica filosofia burocratese...). Trovato il ritardo, trovato l'inganno.

Uniamo quindi le parti della legge rimaste bloccate per le lentezze degli uffici a quelle che saranno impugnate da Roma: il risultato finale è che della Finanziaria di aprile, tanto attesa, di fatto non è rimasto in piedi quasi niente. Uno strumento di spesa fondamentale per una Sicilia in coda a tutte le classifiche occupazionali si è invece trasformato in una scatola vuota. Un'occasione mancata per lo sviluppo. In diverse occasioni abbiamo apprezzato il pragmatismo del presidente Musumeci. La sua prudenza nel dire che per risalire la china in Sicilia i tempi saranno lunghi, la sua richiesta di essere giudicato non per i proclami e gli annunci ma per le realizzazioni concrete che saranno avviate sotto traccia, senza troppi clamori sui mass media. Ma, di fronte a una Finanziaria ridotta a brandelli, anche il governo più improntato all'understatement deve sentirsi chiamato in causa. Di fronte a una spesa bloccata per i ritardi della burocrazia, anche il governo meno incline alle piazzate in favore di telecamera deve sentirsi in diritto di chiedere giustificazioni ai responsabili di quegli uffici. E di richiamarli a una maggiore efficienza se la lentezza è dovuta a indolenza. Disfatta la legge, caro presidente, salviamo il salvabile.

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