
Una Sicilia a brandelli. Ed è con questa bandiera con la Trìscele, esposta all’assessorato della Salute in piazza Ottavio Ziino a Palermo, che si concreta il passaggio di consegne del governo dell’Isola nelle mani del nuovo presidente della Regione. Brandelli che, per quell’atavica e comprensibile superba tensione identitaria siciliana, coinvolgono nel disinteresse anche la bandiera italiana. Par condicio, insomma.
La terra che fu di dèi, di miti e di gattopardi oggi si mostra spudoratamente così. Si offre in piazza a brandelli. Alzare la testa, al mattino e guardare la bandiera, per infiniti giorni non ha interessato a nessuno. Altro da fare. Cose serie? Cose serie…
I simboli sono importanti, lo sappiamo e ogni bandiera lo è. È seria. Ed è anche un annunzio, una presentazione: noi siamo… E così via con la dichiarazione di appartenenza. Un palazzo istituzionale, un plotone in sfilata, un atleta sul podio, dichiarano con la propria bandiera chi sono. E noi? Dico noi siciliani? Con questo, con questi vessilli degradati, offesi dall’incuria, dovremmo dire per pudore: nulla da dichiarare…?
In fondo il presidente Nello Musumeci è favorito dalla sorte. Accanto alla valanga di problemi che egli sa incombergli e dinanzi al solito quesito giornalistico e un po’ ragionieristico su che cosa farà nei suoi primi cento giorni di governo, potrà dire di sapere anche che cosa farà nel suo primo minuto: issare il simbolo nuovo e sempre antico di una bandiera – o più, non so – integra, come l’istituzione che rappresenta. In fondo sembra chiederlo lo stesso povero, sbrindellato vessillo: «Inizia da me che sono l’annunzio della Sicilia e conservami come monito, conservami per non dimenticare come fummo. E a che ci sei - sembra dire - ricorda a tutti che io sono la bandiera della Regione Siciliana. Perché? Eh, lo avrai notato, sono troppi, anche di casa nostra, a chiamarla Regione Sicilia, come se amministrativamente fosse nata con le altre, nel 1970. Noi abbiamo la nostra storia e il primo articolo del nostro Statuto ce lo dice: dal 1946 ci chiamiamo, senza equivoci, Regione Siciliana». Ripartiamo e proviamo a potere sentirne il vanto. E anche il vantaggio. aldosarullo@tiscali.it

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5 Commenti
Davide
07/11/2017 16:38
Amen :(
07/11/2017 17:48
Il voto siciliano, ha dimostrato la sconfitta di una classe dirigente che non ha cambiato una virgola della Sicilia, ridotta a brandelli con 5 miliardi di debiti, ma in compenso con vitalizi d’oro. Su cento elettori, 55 non sono andati a votare. Questa è la vera tragedia, cittadini che ormai rassegnati, sono sicuri che non cambierà niente. Che pena!!!
melone
07/11/2017 19:59
Giusto la bandiera dell'assessorato alla salute e a brandelli come la maggior parte dei centri di cura siciliani,che mettono a dura prova la salute dei cittadini di questa sciaugurata isola per colpa di chi governa.
MARIO46
07/11/2017 20:04
Infatti nn cambiera" niente
Caos
07/11/2017 21:15
Guardiamo la realtà, siamo un isola di confine fra africa ed europa, in mezzo ad un mare carico di storia, che ci ha visti dominati da tanti popoli. Siamo periferia dell'europa e dell'italia ed abbiamo una classe politica mediocre che non tutela i nostri interessi. Nel contesto geopolitico contiamo quasi nulla, ma siamo orgogliosi non tanto da generare un movimento di risorgimento che faccia uscire la nostra economia e la nostra cultura dalla palude. Allora si, avremmo bisogno di una bandiera che sventoli alta simbolo di un popolo che per adesso esiste solo sui libri di storia.