A chi giova la Finanziaria? Votata con somma fatica da un'Ars impantanata nelle secche dello scontro politico, è giunta in porto da zattera scricchiolante dopo aver mollato le ancore da possente transatlantico. E però adesso sembra alla mercè dei detrattori.
Essendo riuscita a mettere d'accordo realtà agli antipodi o dagli interessi contrapposti, dalle aziende ai sindacati, dagli enti locali alle categorie disagiate. Dei disabili a lungo si è parlato e ora si attende l'avvio dei tanto attesi servizi di assistenza. La rivolta dei sindaci, stretti fra i tagli economici e la tagliola della decadenza per il mancato varo dei bilanci, ha partorito la garanzia di una revisione normativa.
Malessere e mugugni dei sindacati possono in fondo rientrare nella fisiologia dei ruoli, in una terra in cui però troppo spesso ci si dimentica che ogni mille abitanti ci sono 5,1 dipendenti regionali, contro gli appena 1,9 della media nazionale. Ma anche il tessuto produttivo siciliano, in tutti i suoi comparti, sembra poco o per nulla gradire le scelte del parlamento siciliano. Proprio da questo giornale, lo scorso 28 aprile - rompendo il silenzio seguito alla sua elezione – il nuovo leader degli industriali Giuseppe Catanzaro invocava «scelte coraggiose» che mettessero al centro dell’azione politica la crescita economica.
Oggi lo stesso Catanzaro bolla la Finanziaria come «opportunistica». Dagli industriali agli artigiani, il refrain non muta, se per Mario Filippello (Cna) la politica siciliana si dimostra nemica di imprese e tessuto produttivo. Ritorniamo dunque all'interrogativo iniziale: a chi giova questa Finanziaria?
In una Sicilia in cui gli appalti crollano, l'edilizia perde 100 mila posti di lavoro in dieci anni, il manifatturiero ha dimezzato gli investimenti nell'arco di un lustro, si è primi in Italia per numero di famiglie sotto la soglia di povertà (il 25%, contro il 10% della media nazionale e il 3% del virtuoso Trentino), la sensazione è che ancora una volta si sia persa un'occasione. Per una politica autoreferenziale e malamente incastrata con la realtà e le esigenze di un territorio in sofferenza. Ma unicamente proiettata verso il voto. Che dovrebbe essere premio di risultato. E invece sempre più declina verso mera ambizione.
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