PALERMO. «Tutta l'Europa ha subito un calo nel numero dei lettori. Nel nostro Paese la gravità della crisi economica ha prodotto un importante rallentamento anche dei consumi culturali.
Sono oltre 800mila le persone che nel 2014 sono uscite dal mercato della lettura dei libri, circa 2 milioni quelle che hanno smesso di leggere un quotidiano, mentre oltre la metà della popolazione legge meno di un libro all'anno.
Esiste poi un divario territoriale molto grave: nel Mezzogiorno i livelli di lettura sono scesi al 30%, contro un dato che sfiora il 50% per le Regioni del Nord. Quello che proponiamo» dice Maurizio Costa, presidente della Fieg, «è un aiuto alla "domanda", tramite il "bonus lettura", destinato ai giovani in età compresa tra 18 e 25 anni, che potranno acquistare libri e quotidiani pagando solo il 25% del prezzo di copertina mentre il rimanente 75% rimarrebbe a carico dello Stato, fino a un livello contributivo pubblico pari a 100 euro a testa».
L'idea inusuale per un Paese abituato ad altre forme di incentivi è stata lanciata dalle Associazioni della Filiera Carta, Editoria, Stampa e Trasformazione, che hanno promosso il seminario «Senza lettura non c'è crescita», che si è svolto a Roma presso il Senato della Repubblica. Il focus dell'iniziativa si rivolge a un pubblico «difficile e fluttuante» per definizione, come quello dei «nativi digitali», «incantati» dai tablet, ma allo stesso tempo, come dimostrano alcuni studi recenti, inaspettatamente vogliosi di sentire il fruscìo della «vecchia pagina».
Presidente Costa lo strumento del bonus che spinta potrà dare a un settore strategico per la nostra economia, che nel 2014 ha fatturato circa 30 miliardi di euro, occupando, in forma diretta e indiretta, più di 700mila addetti?
«L'iniziativa del "bonus lettura" proposta dalle associazioni della Filiera coinvolgerebbe circa 5 milioni di giovani, che potrebbero rappresentare già in sé un motore di sviluppo per tutta l'industria culturale. Inoltre, il fatto di riunirsi in filiera dimostra la volontà delle imprese del settore di recuperare livelli di efficacia, che le re-immettano in modo competitivo nel mercato, attraverso la ricerca di misure comuni in grado di sostenere gli sforzi di adeguamento tecnologico e di riorganizzazione interna».
Nella dinamica di sviluppo delle aziende editoriali e della professione giornalistica la pervasività del web che ruolo gioca?
«Nel caso dell'editoria giornalistica il suo ruolo è decisivo, sia in termini di velocità ed immediatezza nell'offerta delle notizie sia per le conseguenze che la pervasività del Web partecipativo, il cosiddetto Web 2.0, e i processi di convergenza al digitale stanno determinando nella fruizione dell'informazione e nel mondo della lettura. Tuttavia non bisogna dimenticare che gli editori di giornali producono contenuti. Questo è il loro core business e questo deve anche essere il loro ruolo in una società civile e democratica».
Ci sono degli ambiti nei quali la carta stampata si rivela più efficace del web e degli altri media?
«In molti campi. L'overdose di informazioni e contatti del web non consente la sedimentazione e la riflessione della pagina scritta. Questo non è vero solo per l'informazione, ma anche per la comunicazione: il messaggio pubblicitario affidato alla carta stampata risulta infatti particolarmente efficace. Se consideriamo l'esempio che riguarda la pubblicità dei bandi degli appalti pubblici o delle sentenze dei Tribunali possiamo comprendere quanto delicato sia questo aspetto. La loro pubblicazione sui quotidiani raggiunge la totalità dei lettori, assicurando il massimo di trasparenza, cosa molto importante per alcune realtà locali più esposte alla criminalità organizzata e al Sud d'Italia».
Oggi è sufficiente un telefonino per video documentare un fatto di cronaca. Quali sono i rischi del «giornalismo diffuso»?
«Passato l'entusiasmo per la possibilità di ricevere news ovunque e da chiunque, il lettore vuole acquisire le notizie da fonti certe e credibili, che abbiano come riferimento una testata il cui direttore sia davvero responsabile di quanto viene scritto o divulgato. In futuro bisognerà inoltre impegnarsi a garantire la redditività delle imprese editoriali, difenderle dallo sfruttamento altrui del proprio lavoro, accompagnarle, non dico assisterle, nel processo di trasformazione e riorganizzazione che il digitale impone ad esse e a tutto il sistema distributivo delle notizie. Questo sarà importante non solo per la salvaguardia di posti di lavoro e delle competenze preziose, ma anche e soprattutto per il pluralismo delle idee e di conseguenza per la crescita di una società civile».
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