Avanti piano, mentre la crescita stagna. Lentamente ma, soprattutto, non indietro di un solo passo, a ripiombare dentro dolorose scelte di austerità. Una manovra portata avanti sperando che le predizioni di Palazzo Chigi e via XX Settembre siano esatte, lungo quei tre mesi strappati da Matteo Renzi a Bruxelles, prima del nuovo esame europeo di marzo. Ma occorre di più, «in direzione, innanzitutto, di un significativo allentamento della pressione fiscale complessiva».
Per Stefano Cingolani, esperto di economia ed editorialista del Foglio e di Panorama, nel complesso la legge di stabilità uscita dall’ultima maratona del maxi emendamento ripetutamente rinviato e infine approvato al Senato a colpi di fiducia, «non presenta clamorose novità, ma mirate a preparare il terreno a vere misure di crescita». Un testo sofferto, con il quale Renzi, secondo il giornalista, «ha cercato una linea di galleggiamento che gli consentisse, quantomeno, spazio e tempo di manovra. Insomma, di prepararsi al sempre più probabile sforamento del vincolo del 3% fra Pil e debito, senza che Bruxelles scagli anatemi».
Cingolani, una legge di stabilità nel segno del «primo non prenderle» dunque? Quali i reali elementi di novità, iniziando da famiglie e imprese?
«L’impostazione di fondo, ottimisticamente, sa di prologo a scelte più coraggiose, non è una legge di austerità ma neppure di crescita. Questo vale anche per le imprese, nel tentativo di intaccare, pur se in maniera non certo decisiva, il cuneo fiscale. Piccoli passi: così vanno letti il credito di imposta del 10% per gli imprenditori senza dipendenti, cioè buona fetta dei lavoratori autonomi, non in grado di portare in deduzione il costo del lavoro dall’Irap, imposta che arriva al 3,9%. Detrazione che, dal canto suo, se non è un chiaro incentivo ad assumere, quantomeno può salvare posti di lavoro. Anche gli incentivi a chi assumerà l’anno prossimo vanno in questa direzione. Difficile fare un discorso generale, ad alcuni si toglie, ad altri si dà e viceversa, come nel riassetto dell’Iva con il meccanismo dell’inversione contabile, che in certi settori potrebbe recare problemi di liquidità, o il nuovo regime dei minimi».
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