«La politica tradizionale è in crisi e non riesce a trovare delle soluzioni. Così l'elettorato cerca l'alternativa in proposte politiche di protesta rappresentate in Europa dai partiti di estrema destra, che prendono sempre più campo». A spiegare le ragioni dello sviluppo in Francia del Front National, in Italia della Lega Nord e in Inghilterra dell'Ukip di Farange è l'editorialista de La Stampa, Cesare Martinetti. «Con le loro proposte questi partiti riescono a sedurre gli elettori delusi dalla politica tradizionale anche se i loro programmi assomigliano più a libri dei sogni che a soluzioni politiche realizzabili».
In Francia il Front National cresce, ma soprattutto cambia retorica rispetto al passato. Perché?
«Marine Le Pen ha aggiornato il discorso del Front National. Ha messo da parte gli estremismi, i vecchi simboli, perché ha capito che può farsi portavoce della protesta dei francesi. Ha detto basta con destra e sinistra. Propone un'offerta politica che va oltre, una rivoluzione che ha definito "credibile" e per la quale non serve la violenza. In un suo discorso la Le Pen ha detto che "siamo il cuore della politica francese, perché il dibattito si muove al ritmo del Front National". Questo è tremendamente vero perché in Francia l'agenda politica è dettata proprio dal Front National, nonostante sia un partito che ha eletto due soli parlamentari. La svolta è avvenuta nel 2002 quando Jean Marie Le Pen è andato al ballottaggio alle presidenziali a discapito del candidato socialista. Quello fu uno shock per il Paese. Da allora la politica nazionale di sinistra e di destra è andata a inseguire il Front National che aveva come tema centrale la chiusura delle frontiere agli stranieri e la sicurezza. Colpisce, però, il fatto che destra e sinistra sembrino subalterne alle proposte forti del Front e non riescano a imporre la loro agenda politica».
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