Domenica 22 Dicembre 2024

Estrazioni di petrolio: «Opportunità da non perdere»

PALERMO. Le notizie sul petrolio, buone o cattive che siano, sono sempre in prima pagina. Se il prezzo lievita, tutto rincara e le economie dei paesi maggiormente dipendenti dalle importazioni di greggio entrano in fibrillazione. Se il costo del barile invece scende, i prezzi di carburanti e trasporti rimangono pressoché invariati. Un doppio effetto speculativo che si ripercuote sulle tasche dei cittadini. Cause ed effetti quasi del tutto risolti da Danimarca, Norvegia e Gran Bretagna grazie ai giacimenti del Mare del Nord. Scenari opposti nel Mezzogiorno d'Italia, dove nonostante il petrolio abbondi, si tende a trasformare tutto in un affaire di lotta e di Governo. Con la differenza che mentre in Sicilia ci si accapiglia sulle trivellazioni, in Algeria, Tunisia e Libia, a poche centinaia di miglia dalle coste dell'Isola, si estraggono milioni di barili di petrolio, che poi vengono trasportati davanti alle stesse coste fino alle raffinerie di Gela e Milazzo. Con una moltiplicazione di rischi, un'infinità di euro in più e nessun posto di lavoro. «È evidente che, per quanto le possibilità di una svolta ci siano, si rischia di non coglierla» afferma Enrico Cisnetto, editorialista del Messaggero e di vari quotidiani. Con i nuovi giacimenti di petrolio al largo della Sicilia si potrebbe ipotizzare di raggiungere l’autosufficienza energetica? «Nonostante le risorse energetiche naturali in Italia ci siano, non siamo mai riusciti a sfruttarle come avremmo potuto e dovuto. Per esempio, mentre la Croazia ha già programmato trivellazioni nell'Adriatico per la ricerca e l'estrazione di 3 miliardi di barili di idrocarburi, e Francia, Spagna e Malta stanno per muoversi nel resto del Mediterraneo, noi stiamo a guardare, privi di ogni strategia». Perché le annunciate trivellazioni lungo le coste siciliane suscitano, già prima che inizino, proteste e denunce? «Perché in Italia prolifera una malsana ideologia ”antisviluppista” che dice no a tutto: no all'estrazione di idrocarburi, no alle ferrovie, no alle autostrade, ecc. Si confonde lo sfruttamento dissennato dell'ambiente, certamente da evitare, con progetti di sviluppo che nella storia dell'uomo ci sono sempre stati. Immaginate le proteste che nascerebbero oggi se si dovesse costruire l'Autostrada del Sole, che taglia in due l'Italia? Eppure è stata fatta e rappresenta il simbolo del boom economico». L’INTERVISTA INTEGRALE SUL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA

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