Est Europa, Sud est asiatico, Nord-Africa: sono i Paesi in cui le aziende italiane, da anni, spostano le loro fabbriche e le loro produzioni. Made in Italy realizzati in Cina o in Polonia, che di Italy hanno solo il progetto e l'etichetta. Nell'ultimo ventennio sono centinaia le aziende che hanno scelto, per motivi economici, di andare a produrre all'estero, abbattendo innanzitutto i costi di manodopera. Ma ora questa tendenza sembra subire un'inversione. Da un lato c'è una frenata nella delocalizzazione che negli anni ha investito soprattutto le regioni del Nord Italia e il settore manifatturiero. Secondo la Cgia di Mestre la crisi avrebbe scoraggiato negli ultimi anni gli investimenti all'estero. Ma c'è anche un fenomeno di ritorno, aziende che decidono di rientrare in Italia e tornare a produrre a casa propria. Fenomeno che riguarda anche l'Italia. I numeri sono ancora bassi, ma sono comunque piccoli segnali che rappresentano la speranza. Fra chi ha deciso di tornare marchi noti come Natuzzi nel settore dell'arredamento, Nannini in quello della pelletteria, Piquadro nella valigeria, And Camicie in quello dell'abbigliamento. Paolo Pagliaro è co-autore insieme con Lilli Gruber di «Otto e mezzo", per la trasmissione de La7 cura la rubrica «Il Punto» e - alla luce di uno studio effettuato da un gruppo di università italiane - si è occupato proprio di questo fenomeno che negli Stati Uniti viene incentivato dal governo: chi torna è visto quasi come un eroe. E in Italia? LEGGI L'INTERVISTA NELLE PAGINE DEL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA