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Giubileo: «In Sicilia troppo personale in ufficio e poco qualificato»

Giubileo: «Nell’Isola un quadro inquietante. Nei centri per l’impiego l’organico è sovradimensionato. E in pochi conoscono l’inglese»

PALERMO. «La Commissione europea ha dato enfasi alla “Garanzia giovani”, presentandola come la soluzione alla disoccupazione giovanile, ma i dati non sembrano dimostrarne il successo». Lo sostiene Francesco Giubileo, ricercatore presso il Gruppo Class e consulente in tema di politiche attive del lavoro presso la Regione Lombardia. «C’è poi un caso Sicilia – prosegue Giubileo – che registra diverse criticità».

Qual è la forza di Garanzia Giovani?

«Il piano europeo per la lotta alla disoccupazione giovanile nasce per garantire ai ragazzi l’erogazione di servizi fondamentali come l’orientamento professionale, la possibilità di ottenere un aiuto per la mobilità occupazionale a livello europeo. Ma anche un supporto per chi, ad esempio, intende aprire una partita Iva. Dal punta di vista teorico, quindi, ben venga questo piano».

Quali sono le debolezze che incontra in Italia?

«Nel nostro Paese al momento c’è un caos amministrativo. Avendo abolito le Province, che erano le responsabili dei centri per l’impiego, c’è un vero e proprio vuoto. I centri non hanno adesso un riferimento politico. Riferimento che prima era costituito dall’assessore al Lavoro della Provincia. Ma non è l’unico problema. Ci sono anche grosse difficoltà a interloquire a livello nazionale: “Con chi si parla?”. I centri per l’impiego sono poi molto deboli sul punto dei servizi per le imprese. Al Nord i servizi vengono erogati in maniera propositiva e, a volte, anche in modo lodevole. Ci sono delle eccellenze come Pordenone, Verona, Monza... ma il grande problema è che dall’altra parte non riescono a realizzare dei servizi alle imprese efficienti. E man mano che si scende, dal Nord al Sud, il problema diventa sempre più grave. Questo si accompagna al fatto che dall’altra parte non c’è una domanda di lavoro, quindi: con chi fai intermediazione? Altro problema è poi quello della lingua inglese».

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