PALERMO. «La scuola italiana deve fondarsi anche sulla meritocrazia e diventare punto di riferimento sociale». Davide Faraone, da due giorni nuovo sottosegretario all'Istruzione, traccia il percorso del nuovo impegno.
Qual è lo stato di salute della scuola italiana oggi?
«Se c'è la necessità di una riforma profondissima come quella avviata dal governo Renzi, vuol dire che non sta benissimo. Abbiamo immaginato una rivoluzione: finora il rapporto alunno docente si è limitato alle ore in classe, noi pensiamo alla scuola come soggetto sociale di riferimento».
È recente la polemica sulle frasi di un'insegnante di Moncalieri che ha detto: «L'omosessualità si cura». È questo il modello sociale che volete?
«Un'insegnante così è fuori dal mondo, va assolutamente contrastata un'idea di questo tipo. Ma ci sono tantissimi insegnanti che fanno sacrifici enormi e hanno grandi qualità, dobbiamo investire su questi docenti. Già dal prossimo anno ci sarà l'immissione di 150 mila precari, per coprire l'organico e per far sì che le scuole funzionino come luogo sociale. Deve essere inserito un criterio di merito, e quest'insegnante di Moncalieri sarebbe "bocciata". Oggi gli scatti si concedono solo per anzianità, noi invece pensiamo che si debbano costruire le carriere anche legandole alle capacità. È lo stesso criterio che va applicato anche per gli istituti, valorizzando quelli che funzionano meglio, quelli sintonizzati con i quartieri, capaci di realizzare progetti che poi permettono agli studenti di inserirsi nel mondo del lavoro. Questa è la valorizzazione dell'autonomia».
I prossimi passi della riforma?
«Mentre in passato i piani erano calati dall'alto, oggi stiamo realizzando assemblee in tutta Italia e stiamo raccogliendo suggerimenti. Il nostro obiettivo è mettere gli studenti al centro, ma con il coinvolgimento di tutti. Poi passeremo ai disegni di legge, alle commissioni, al Parlamento».
In Sicilia l'edilizia scolastica, soffre spesso per la carenza di fondi degli enti locali. Qual è la soluzione?
«In tutta Italia spesso non mancano le risorse, le risorse ci sono ma non sono spese o sono spese male. A Palazzo Chigi è già operativa una task force grazie alla quale sono stati avviati centinaia di cantieri in tutta Italia. Bisogna continuare su questa direzione, dare gli strumenti agli enti locali e sburocratizzare. In Sicilia la situazione è drammatica, serve una sorta di piano Marshall ma serve anche spendere le risorse comunitarie che ci sono».
Il settore della Formazione professionale in Sicilia è uno dei più caldi. Qual è il suo giudizio sull'operato del governo Crocetta?
«La riforma messa in campo dal governo Crocetta punta su uno strumento duale, l'alternanza scuola lavoro che anche noi abbiamo inserito. Il modello deve essere quello tedesco e quello già applicato a Bolzano: dove c'è una connessione fra scuola e lavoro, i contratti di apprendistato funzionano, altrimenti sono utilizzati appena al 3%. In Sicilia il settore della Formazione per funzionare deve essere legato ai settori produttivi come ad esempio turismo e agricoltura».
Il Crocetta ter è appena nato, anche con la sua benedizione. Cosa si aspetta da questa nuova giunta?
«È stato fatto un ottimo lavoro, sia per la qualità di uomini e donne messe in campo sia per l'unità delle forze politiche. La mozione di sfiducia alla fine si è trasformata in una mozione di fiducia. Ora però devono seguire i fatti, non possiamo perdere più un solo minuto e il governo regionale deve lavorare con la stessa spinta riformista del governo Renzi».
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