Il mare aperto dello Stretto: uno dei tanti fianchi della Sicilia sui quali alzare, con giudizio, le barricate anti-Ebola. A poche ore dalla messa in quarantena di decine di migranti provenienti dalla Liberia, arriva l’invito alla calma - ma pure alla correzione di «incongruenze operative fra i protocolli ministeriale e regionale» - da parte di Antonio Cascio, direttore dell’Unità operativa complessa di Malattie infettive del Policlinico «Martino» di Messina. E un «invito a frenare lo smantellamento della rete infettivologica siciliana», insidiata da «emergenze anche più pressanti, come la tubercolosi». Messina, avanguardia naturale che mentre si dota di un laboratorio d’avanguardia, aspetta il nuovo reparto da 10 posti in isolamento: tempo di consegna previsto, ancora alcuni mesi.
Quarantena: brutta parola, professore...
«Nessuna paura. S’intende il controllo prolungato di persone che in linea teorica potrebbero essere affette, in quanto provenienti da una zona colpita. Per la quarantena, in assenza di sintomi, l’isolamento non è necessario, può svolgersi per 40 giorni più eventualmente altri 5 o 6 anche in contesti di comunità se il presupposto è soltanto la valutazione di possibilità di un contatto precedente con persone malate. Ma il protocollo cambia a seconda che siano trascorsi o meno 21 giorni, tempo limite entro il quale i sintomi possono manifestarsi: decisivo stabilirlo, dato che Ebola si contagia per contatto diretto o indiretto con persone malate. Differenze operative che si complicano un po' per i casi fortemente sospetti».
Le vostre strutture sono pronte e attrezzate?
«Al Policlinico è presente un laboratorio di tipo Bsl3, molto avanzato, ristrutturato utilizzato dalla società Charybdis Vaccines per studiare nuovi vaccini. Il responsabile Giuseppe Teti ha chiesto al ministero la certificazione per la diagnosi dell’Ebola. Intanto, a Malattie infettive abbiamo solo 3 stanze. Per i casi sospetti la nostra unità ospita una tenda da campo della Croce Rossa».
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